Crisi Grecia: parlamento approva piano di austerità

Pubblicato il 6 Maggio 2010 - 18:16 OLTRE 6 MESI FA

Il parlamento greco ha approvato nella giornata di giovedì il piano di austerità con i soli voti della maggioranza di governo e del partito di estrema destra Laos. La misura prevede, in cambio di 110 miliardi di euro dall’Europa e dal Fmi in tre anni, pesanti tagli salariali e pensionistici per i dipendenti pubblici, nuove tasse, congelamento delle assunzioni e una riduzione delle garanzie e degli emolumenti ai lavoratori del settore privato. Questa mossa del governo greco ha lo scopo di ridurre il deficit sotto il 3% entro il 2013, ma secondo sindacati e opposizione rischiano di gettare il paese in una “profonda recessione” e spingerlo verso “un’esplosione sociale”, di cui ieri si sono viste le possibili avvisaglie.

I voti a favore sono stati 172, i no 121, gli astenuti 3. I presenti erano 296 sui 300 deputati dell’assemblea unicamerale. A favore ha votato anche l’ex ministro degli Esteri Dora Bakoyannis, del partito Nuova Democrazia (ND, centrodestra) i cui altri deputati hanno invece respinto il piano.

Tre deputati del partito di governo Pasok si sono astenuti e il premier George Papandreou li ha fatti escludere dal gruppo parlamentare. Prima del voto il premier aveva affermato: “O votiamo e applichiamo l’accordo (con Ue e Fmi) o condanniamo la Grecia alla bancarotta” ed aveva fatto appello alla “responsabilità” dei deputati.

I principali partiti, cioé ND, i comunisti del Kke e la sinistra radicale di Syryza hanno votato contro. Malgrado il quasi isolamento, le tre astensioni a segnalare malumori nel suo stesso partito e le proteste di piazza proseguite oggi, mentre un nuovo sciopero generale è alle porte, il premier Giorgio Papandreou si è però mostrato deciso ad andare avanti per “salvare il paese dalla bancarotta”. Fuori dell’assemblea migliaia di manifestanti urlanti gli hanno ricordato che nella società aumenta la rabbia. Dopo la morte ieri di tre impiegati della Marfin Egnatia Bank a causa di un attacco incendiario, verosimilmente condotto dagli anarchici, i sindacati pur esprimendo cordoglio per “l’omicidio a sangue freddo”, non hanno rallentato ma intensificato i loro appelli alla lotta contro “misure antioperaie ed ingiuste”.

Il premier si comunque è detto oggi pronto ad andare avanti “anche se questo sarà il mio ultimo mandato”. E parlando del tragico rogo di ieri, ai margini delle manifestazioni contro il piano di austerity, ha sottolineato che “la violenza non è la risposta” ai problemi del paese, ed è anzi necessario “isolarla”: un riferimento qui alle posizioni ritenute ambigue della sinistra radicale, fortemente contraria alla sua politica. Ma Papandreou ha ribadito che non esiste altra strada perché “o votiamo e applichiamo questo accordo o condanniamo la Grecia alla bancarotta”. Il leader socialista ha annunciato che andrà avanti anche da solo e porterà in tribunale “i responsabili della crisi economica”, ovvero, soprattutto, l’ex premier, e già leader di ND, Costas Karamanlis.

Papandreou ha invitato tutte le forze politiche ad assumersi le proprie “responsabilità”, rivolgendosi in particolare al leader di ND, Antonis Samaras, il quale contesta soprattutto il coinvolgimento del Fmi e le crescenti accuse lanciate al precedente governo. L’obiettivo del premier sembra quello di spingere ND a sganciarsi definitivamente da Karamanlis e dalle sue colpe, accettare una Commissione d’inchiesta e sostenere infine il governo nella lunga strada verso il risanamento. Obiettivo a cui, malgrado il voto di oggi, non ha ancora rinunciato, perché altrimenti la strada per uscire dal tunnel rischia di trasformarsi in una via senza uscita. E non a caso quindi ha invitato tutti i partiti ad un vertice lunedì, che Samaras ha accettato. Il ‘dopo austerity, nonostante scontri, accuse ed espulsioni, potrebbe essere vicino.