La Grande Crisi? L’onorevole se ne frega: in aula due leghisti, cinque del Pdl…

Terzo giorno di crollo delle Borse, la moneta europea scivola in  giù, mazzata sulle banche italiane, accresciuto rischio default per quelle europee, agenzie di rating che lanciano l’allarme contagio dalla Grecia al Portogallo, alla Spagna, alla Gran Bretagna, fino all’Italia, Bankitalia che corre a rassicurare, Tremonti che presenta il “conto” minimo da pagare per non farsi male: 25 miliardi che il governo deve trovare ora e subito, nei prossimi mesi. Ma la grande crisi annoia l’onorevole, anzi della grande crisi che sta già cambiando i connotati al presente e soprattutto al futuro dei portafogli pubblici e privati l’onorevole se ne frega. A saperne qualcosa, a informarsi e discutere in Parlamento nell’aula di Montecitorio prima, durante e dopo l’intervento di Tremonti c’erano due leghisti, cinque del Pdl e una cinquantina abbondante dell’opposizione. In tutto, contando anche chi usciva dopo pochi minuti, una settantina di deputati: la fotografia nitida di un ceto politico provinciale prima ancora che pigro.

La sconfortante scena di Montecitorio deserto o quasi mentre il ministro del Tesoro relaziona sui più gravi problemi del paese, dell’intero continente e in fin dei conti delle famiglie e dei cittadini in carne e ossa fa disperare della capacità degli eletti di rendersi conto, quindi di assumersi qualsiasi responsabilità, men che mai quella di dire la verità. La verità che loro non interessa. Preferiscono “dichiarare” alle agenzie di stampa, sussurrare di “complotti”, prenotarsi per “ospitate” in tv. E’ stata una assenza di massa non dal lavoro di parlamentare ma dal dovere minimo della competenza informata. Si potrebbe cristianamente perdonare loro perchè non sanno, difficile, impossibile perdonare la loro abitudine e orgoglio a non sapere, non capire e quindi a “fregarsene”.

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