Csm approva delibera contro Berlusconi: “Ha denigrato la magistratura”

Pubblicato il 10 Marzo 2010 - 20:33 OLTRE 6 MESI FA

A larghissima maggioranza con il solo scontato “no” dei laici del Pdl il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato il documento che accusa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aver denigrato e delegittimato la magistratura. E che dice che questi comportamenti, mettono “a rischio l’equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato sul quale è fondato l’ordinamento democratico di questo Paese”.

Tra i favorevoli alla delibera, il vice presidente del Csm Nicola Mancino, il quale ha dichiarato che “il presidente del Consiglio è un organo istituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e talvolta di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell’attività giudiziaria”.

Nel mirino del premier erano finiti anche i magistrati del processo Mills (definiti «comunisti» e la vera «anomalia» del Paese), i pm che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose (accusati da Berlusconi di cospirare contro di lui), le toghe di Firenze che hanno messo sotto inchiesta Guido Bertolaso («si vergognino»), la Corte Costituzionale e da ultimo le «bande» dei pm «talebani» «che perseguono fini eversivi».

Magistrati di cui il Csm elogia «la compostezza» per il «silenzio» opposto ad accuse «generiche e ingiuste». Nei confronti del premier i consiglieri non usano giri di parole: l’assunto di una magistratura che vuole «sovvertire l’assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini» è «la più grave delle accuse» e «una obiettiva e delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati».

In più viene evidenziato il pericolo per l’equilibrio tra poteri dello Stato, che è il fondamento della democrazia, è legato proprio al fatto che queste affermazioni- «del tutto inaccettabili» e che gettano «discredito» sulla magistratura, recando un «gravissimo vulnus alla credibilità della giurisdizione» – provengono «dal massimo rappresentante del potere esecutivo».

Perchè «non è ammissibile una delegittimazione di un’istituzione nei confronti dell’altra, pena la caduta di credibilità dell’intero assetto costituzionale».