Csm, legge bilancio annulla impossibilità incarichi direttivi. Anm: “Valuteremo che fare”

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Csm, legge bilancio annulla impossibilità incarichi direttivi. Anm: “Valuteremo che fare”

ROMA – In sede di approvazione della legge di bilancio 2018  è stato abrogato l’art. 30 del D.p.r. 916/58 recante disposizioni in tema di costituzione e funzionamento del Csm.

Si tratta della norma che prevedeva che i componenti del Csm, dopo la fine del mandato, non potessero concorrere ad incarichi direttivi e semi direttivi per un anno e che, per lo stesso periodo di tempo, non potessero ricoprire incarichi fuori ruolo.

La modifica normativa, che interviene in materia di Ordinamento Giudiziario, afferma la Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati in un comunicato, non è mai e’ stato oggetto di interlocuzione formale o informale con il Governo o con il Parlamento.

L’Anm – prosegue la nota – esprimerà la propria posizione in merito nel corso della prossima riunione del Cdc fissata per sabato 13 gennaio.

“Sconcertato” anche Piercamillo Davigo.

“Sconcerto” per “l’approvazione ‘silenziosa’” della disposizione della legge di bilancio che fa venire meno il periodo di “decantazione” imposto ai componenti togati elettivi del Csm per ricoprire incarichi direttivi, semidirettivi e fuori ruolo dopo la cessazione del mandato consiliare viene espresso da Autonomia e Indipendenza, la corrente guidata da Piercamillo Davigo. Il gruppo manifesta “tutta la propria disapprovazione” per una normativa “ad personam” varata dalla politica “a vantaggio di pochi esponenti del governo autonomo ‘togato'”.

Iniziative come questa “possano leggersi come atti di riconoscenza da parte della politica, atti che rischiano di apparire come un ingiustificato favoritismo, nell’ambito di un ampio ed articolato progetto della politica diretto a ridurre la capacità del CSM di tutelare il potere giudiziario e l’autonomia ed indipendenza della Magistratura”. Nel denunciare “il rapporto esistente tra taluni esponenti della magistratura ‘rappresentativa’ e il mondo dei poteri espressione della politica e dell’economia”, la corrente segnala “il pericolo che tali gratifiche possano essere intese come la rinuncia alla difesa della magistratura da operare in sede di autogoverno”.

Autonomia e Indipendenza annuncia che vincolerà i propri eletti al prossimo Csm ” a non avvalersi del vantaggio derivante da una disposizione discutibile”, garantendo un periodo di “decantazione” di due anni per l’eventuale assunzione di incarichi direttivi e fuori ruolo. In caso di mancato rispetto di tale impegno, il gruppo prenderà “le conseguenti iniziative”.

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