Alla vigilia della quinta riunione del Parlamento in seduta comune, fissata per giovedì 22 luglio, si fa intenso il pressing di Giorgio Napolitano sul Parlamento affinché siano raggiunte le opportune intese politiche per eleggere senza ulteriori indugi gli otto componenti laici del Consiglio superiore della magistratura.
Lo scoglio è rappresentato dal quorum elevato (tre quinti dei votanti, dalla terza votazione) che impone una intesa fra maggioranza e opposizione. Bisogna trovare queste intese, dice Napolitano, perché c’è ”l’assoluta necessità”che a fine mese il nuovo plenum possa insediarsi nella pienezza dei poteri. Ciò è necessario, prosegue il capo dello Stato, per affrontare senza soluzione di continuità i molti e delicati problemi sul tappeto, a cominciare dal caso dei magistrati coinvolti nelle indagini sull’eolico in Sardegna e sulla cosiddetta P3. Sarebbe improprio, aggiunge, che se ne occupasse il Csm in scadenza il 31 luglio prossimo, ha scritto al vice presidente Nicola Mancino.
Il 6 luglio scorso, mentre presiedeva il Csm, Napolitano rivolse la prima sollecitazione in nome della ”puntualità delle decisioni istituzionali”. Ma le prima due sedute andarono a vuoto e così, una settimana fa, rinnovò l’appello con una lettera ai presidenti delle Camere. Ma giovedì scorso ci fu un altro nulla di fatto. Così oggi ha rivolto un accorato appello pubblico: ”Nell’imminenza di una nuova seduta del Parlamento a Camere riunite per l’elezione dei membri laici del Csm, rinnovo un vivo appello a tutti i gruppi parlamentari a definire senza ulteriore indugio le intese necessarie perché le prossime votazioni vadano a buon fine”.
”Sottolineo l’assoluta necessità”, aggiunge, che entro il 31 luglio l’organo di autogoverno della magistratura (del quale i magistrati hanno già eletto i 16 componenti togati) ”sia stato rinnovato interamente così da poter svolgere senza soluzione di continuità e nella pienezza dei poteri le sue più che mai essenziali e delicate funzioni”.
Alle questioni delicate da affrontare, negli ultimi giorni, s’è aggiunta la vicenda dei magistrati coinvolti a vario titolo nelle inchieste giudiziarie che hanno portato all’arresto di Flavio Carboni e di Pasquale Lombardi e alle intercettazioni che rivelano manovre nei confronti di componenti del Csm, fra i quali lo stesso Mancino, nel tentativo di favorire la nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d’Appello di Milano.
Nei confronti di Marra il Csm ha aperto una procedura di trasferimento e, giovedì scorso, alcuni consiglieri, in particolare Livio Pepino (MD), hanno chiesto una seduta straordinaria del Consiglio per valutare l’accaduto e la possibilità di varare un codice minimo di regole deontologiche per i consiglieri.
Il vice presidente Nicola Mancino si è rivolto a Napolitano, che è il presidente di diritto del Csm e ne fissa l’ordine del giorno. E Napolitano ha risposto picche. E’ meglio che se ne occupi il nuovo Csm, quando si insedierà, ha detto.
Mancino gli aveva spiegato che la questione sarebbe stata dibattuta in termini generali e propositivi, prescindendo dalla esistenza di indagini penali, disciplinari e amministrative sull’episodio. ”A parte la seria preoccupazione, che è lecito mantenere, di non interferire in tali indagini – ha replicato Napolitano -, ritengo che il tema non possa essere affrontato in termini ‘generali e propositivi’ con la necessaria ponderazione nel momento terminale di questa Consiliatura”.
Inoltre, ha aggiunto, si deve stare ”bene attenti a non gettare in alcun modo ombre sui comportamenti di quei consiglieri che ebbero a pronunciarsi liberamente, al di fuori di ogni condizionamento, su quella proposta di nomina concorrendo alla sua approvazione”. Intanto, Nicola Mancino e il consigliere laico Michele Saponara hanno protestato contro ricostruzioni che mettono in dubbio la loro correttezza e buona fede.