Cucchi. Giovanardi ci ripensa: “Scandaloso lasciarlo morire”

Prima ha scatenato il putiferio dichiarando che Stefano Cucchi sarebbe morto perché drogato, poi ha fatto pubbliche scuse alla famiglia, ora Carlo Giovanardi ritratta e cambia versione: «Stefano Cucchi è stato lasciato morire di fame e di sete; ha perfettamente ragione la famiglia a sostenere che si tratta di una cosa inammissibile e scandalosa».

A tutti coloro che si sono indignati alle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del 9 novembre potrebbe venire in mente di aver battuto la testa, invece è vero. Dopo quattro giorni dall’exploit su Cucchi deceduto a causa del suo peso e della tossicodipendenza – telefonata di spiegazioni alla sorella del giovane inclusa – Giovanardi si riscopre sensibile: «Fragile, malato e tossicodipendente com’era aveva bisogno di cure e di aiuto».

Ricapitolando per i più smemorati, l’ex Udc lunedì scorso aveva dichiarato a “24 Mattino” in onda su Radio 24: «Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto – e la verità verrà fuori – soprattutto perché pesava 42 chili. La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato… certo bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».

Poi era arrivata l’ira della sorella di Cucchi a replicare a quelle parole a dir poco “indelicate”, soprattutto perché era già stata aperta un’inchiesta per omicidio. Giovanardi aveva cercato di spiegarsi meglio con una telefonata, riportata da Ilaria Cucchi: «In seguito ai miei commenti alle sue dichiarazioni, ho ricevuto una telefonata dal sottosegretario Carlo Giovanardi. Abbiamo avuto un lungo colloquio molto cordiale nel quale mi ha spiegato il contesto delle sue dichiarazioni. Io lo ringrazio ma continuo a trovare quelle dichiarazioni relative allo stato di salute e la personalità di mio fratello, che tra l’altro lui non poteva neanche sapere, assolutamente menzognere su alcune cose, e comunque irrilevanti rispetto a quanto accaduto dopo. Assolutamente non era sieropositivo e non era, a quanto ritengo, anoressico. È ovvio che Stefano avesse problemi di droga. In questo Giovanardi ha ragione e noi non lo neghiamo, ma comunque mio fratello non è morto di droga».

Venerdì 13 novembre il sottosegretario riemerge e entra a pieno titolo nel giallo sulla morte del trentunenne romano: «La presidenza del Consiglio si costituirà parte civile se dovessero emergere responsabilità a carico degli indagati».

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