Da Tiberio a Berlusconi, dagli “spintri” al “bunga bunga”

Nel suo ritiro […] pensò anche di sistemare un locale con posti a sedere quale luogo delle libidini segrete; là gruppi di giovani fanciulle e di giovanotti corrotti raccolti da tutte le parti, e inventori di mostruosi accoppiamenti, che egli stesso aveva chiamato “spintri”, li faceva unire in triplice catena e si prostituivano fra di loro in sua presenza, per eccitare, con il loro spettacolo, la virilità declinante.

Adornò alcune camere in posti diversi con immagini e statuette che riproducevano i quadri e le sculture più lascive e vi aggiunse i libri di Elefantide, perché a nessuno nell’amplesso mancasse il modello della posa che gli si ordinava di prendere.

Ebbe anche l’idea di far disporre qua e là nei boschi e nei giardini ritratti consacrati a Venere e di collocare nelle grotte e nelle caverne giovani dell’uno e dell’altro sesso, pronti ad offrirsi al piacere, in costume di silvani o di ninfe; così ormai tutti lo chiamavano apertamente “Caprineo”, con un gioco di parole sul nome dell’isola.

Svetonio, Vite dei dodici Cesari, Libro III -Tiberio

Non è Arcore: è Capri; non è Berlusconi: è Tiberio; non sono le intercettazioni pubblicate sul Fatto, ma le “Vite dei dodici Cesari” firmate da Svetonio. Duemila anni dopo, i corsi e ricorsi storici ed erotici.

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