D’Alema “costretto” a firmare al presidio del Viola Day

Massimo D'Alema

Massimo D’Alema ha aderito con firma e dedica alla campagna del popolo viola. Proprio ieri, 25 febbraio, in un confronto pubblico con Gianfranco Fini, il presidente del Copasir tuonava contro “il parlamento costituito in gran parte da una classe politica proveniente dalla società civile. Ah, quanto era meglio quando era formato da personale politico selezionato dai partiti! L’antipolitica non ha portato bene”, chiosava tessendo le lodi, sul punto, della prima repubblica. Eppure, nei pochi passi tra Montecitorio e San Macuto, dove ha sede il Copasir, anche D’Alema è stato folgorato dalla protesta contro il legittimo impedimento che domani, 27 febbraio, inonderà le strade di Roma.

Ma i viola del presidio permanente hanno dovuto faticare per convincerlo. “L’abbiamo costretto…”, dicono ora soddisfatti. Perché prima l’ex premier si è sottratto alle pressioni con un laconico “ho da fare”. Poi, quando ieri si è ripresentato nei pressi del camper, il viola Antonello, uno dei più assidui in servizio alla Camera, non se lo è lasciato scappare.

“Cos’e’?”, ha detto allora D’Alema alzando il sopracciglio di fronte alla patente viola che gli veniva sventolata davanti. I manifestanti, con qualche timore, spiegavano: “Se un parlamentare aiuta il centrodestra nelle leggi ad personam, scatta la sanzione”. D’Alema: “Ah, ho capito. Se faccio qualcosa di male, voi mi togliete i punti…”, ha detto piuttosto perplesso.

Ciononostante, ha ritirato la patente ed ha addirituttura firmato l’adesione alla manifestazione, con tanto di dedica che tuttavia non indulge ai toni barricaderi della piazza: “Cerchiamo di risalire la china una strada difficile per questo povero paese”, recita in tono sommesso la frase vergata da D’Alema. Nonostante la pacatezza del commento, i viola sono contenti lo stesso. Per dire, Walter Veltroni, intercettato due volte, non ha ancora firmato: “Ripasso dopo”, ha detto. “E chi l’ha piu’ visto?”, commenta al presidio il viola Mimmo.

Come l’ex sindaco di Roma hanno fatto altri parlamentari di opposizione. Piero Fassino, ad esempio, nei giorni scorsi a più riprese ha spiegato che sarebbe tornato dopo i lavori parlamentari. Per il momento al banchetto dei viola risulta ‘non pervenuto’.

Temporeggiatrice anche Paola Binetti, mentre chi non ha voluto indugiare è stato Beppe Fioroni. “La difesa della democrazia e della costituzione è partecipazione attiva e voi lo fate”, ha scritto sul librone delle firme il responsabile welfare del Pd che ha aggiunto: “Grazie ai viola, anche per quando non sono d’accordo con voi”.

A sorpresa ieri è arrivata la firma di Fabio Granata, unico parlamentare del Pdl, stretto collaboratore di Gianfranco Fini. Il feeling tra Fini e i viola risale alla nascita del movimento, quando a Roma, nel no Bday del 5 dicembre scorso, sfilarono cartelli e striscioni con la scritta “Meno male che Gianfranco c’è”.

Se, ad oggi, il presidente della Camera non si è ancora avvicinato al presidio permanente, Granata ha in qualche modo fatto le veci. Anche per lui dunque patente, firma e dedica. I viola sono “un segnale di vita, in questa Italia conformista e ipocrita”, ha scritto il deputato del Pdl.

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