ROMA – Daniele Capezzone avrebbe ricevuto il benservito da Silvio Berlusconi: “Vai, vai pure con Fitto“, gli avrebbe detto il leader di Forza Italia nell’assemblea dei gruppi parlamentari forzisti di Camera e Senato, stando a un retroscena di Renato Pezzini sul Messaggero che commenta spietato:
“Liquidato con una battuta dopo otto anni di onorato e fedelissimo servizio: «Vai, vai pure con Fitto» intima il Cavaliere furioso a Daniele Capezzone durante l’assemblea dei gruppi parlamentari di Forza Italia. E lui impietrito, silente, incredulo. Come chi scopre all’improvviso che dopo una vita spesa a far da sentinella ai voleri del capo e a spedire nell’elenco dei cattivi i suoi detrattori si può finire a propria volta fra gli indesiderati in un istante. Basta un semplice: «Io non sono d’accordo»”.
È dura la vita di chi contraddice Berlusconi dentro Forza Italia, così come lo è quella di chi si contrappone a Marco Pannella nel partito Radicale. Capezzone ha fatto entrambe le cose:
“Divenuto segretario del Partito Radicale su designazione del dominus Marco Pannella si esibì in alcuni vagiti di dissenso e fu buttato a mare. Era il 2006, lui poco più che trentenne non si perse d’animo e cercò nuovi approdi. Taluni sostengono perfino che la decisione di recidere il cordone ombelicale che lo legava a colui che lo aveva generato (politicamente) fu uno stratagemma per entrare alla corte di Arcore evitando accuse di trasformismo”.
Uscito dai Radicali come contestatore, Capezzone si è fatto largo nel Pdl come fedelissimo del capo:
“Entrato col ruolo di semplice portavoce (prima del Pdl poi di Forza Italia), ha via via guadagnato posizioni profittando degli arretramenti altrui e sostenendo con pervicacia l’elementare tesi secondo cui «il capo ha sempre ragione». Fino a scoprire, adesso, che l’assenza di riconoscenza colpisce tutti in politica, compresi i sudditi più devoti e i sicari più spietati”.
“I sudditi più devoti e i sicari più spietati”: giudizio tremendo su Capezzone, che in questi anni si era fatto la nomea di scudiero del Cavaliere:
“Se c’era qualcuno che provava a far ombra al Cavaliere, Capezzone si ergeva a sua difesa come un mastino. Lo sa bene Gianfranco Fini che all’apice del dissidio con Silvio venne brutalmente colpito dal portavoce del partito: «Fini non può nascondere che la sua unica bussola è un’ostilità personale, livorosa e ossessiva alla persona del Premier, il tutto sulla pelle del paese». Stesso trattamento, anni dopo, per Alfano e quelli dell’Ncd: «Stanno comprando tempo per compiere l’assassinio di Berlusconi».
Per non parlare dei magistrati, degli avversari politici, degli alleati troppo autonomi. Tutti sottoposti al «trattamento Capezzone» che con fiera antipatia si è fatto artiglio del capo, graffiando in vece sua, stilettando chiunque capitasse a tiro come quando si esibì nella redazione di un istant-book per prendere di mira Julian Assange, additato al pubblico ludibrio per aver diffuso documenti riservati delle diplomazie internazionali che mettevano in cattiva luce Berlusconi: «Un atto d’amore nei suoi confronti» spiegò”.
Pezzini riprende la leggenda che circola in ambienti forzisti secondo la quale Capezzone avrebbe riempito, di nascosto, Dudù di biscotti per ottenere una festosa accoglienza dal barboncino in presenza della sua influentissima padrona, Francesca Pascale, e ovviamente di Berlusconi. Di sicuro c’è che l’ascesa dell’ex pupillo di Panella dentro Forza Italia dava fastidio a molti, e che da parte del grande capo non c’è stata molta gratitudine nel liquidare uno dei suoi uomini più fedeli così: “Vai, vai con Fitto. E andatevene tutti e due”.
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