Datagate, accordo Servizi Segreti-Garante Privacy: “Cittadini più protetti”

Datagate, accordo Servizi Segreti-Garante Privacy: "Cittadini più protetti"
Il Garante Privacy, Antonello Soro (Foto Lapresse)

ROMA – Sempre spiati ma sotto l’occhio vigile e attento del Garante per la Privacy, al quale i Servizi Segreti dovranno far riferimento ogni qualvolta avranno a che fare con i nostri dati sensibili. Attorno a questo punto saldo ruota l’accordo siglato a Palazzo Chigi tra i servizi di intelligence e l’Authority guidata da Antonello Soro.

In attesa di capire quante telefonate ed e-mail di cittadini italiani sono state spiate dagli americani della Nsa, il governo si premura di garantire la riservatezza delle comunicazioni intercettate da Aisi e Aise. Una maggiore tutela della riservatezza “a garanzia del cittadino nella direzione di quella trasparenza del comparto intelligence indicata nella legge 124, per una cultura della sicurezza partecipata”.  Per far questo saranno predisposti controlli stringenti sull’attività dei servizi segreti italiani e sul regime delle intercettazioni per motivi di sicurezza nazionale.

Lo stesso Garante, Antonello Soro, non più tardi di qualche giorno fa, aveva sottolineato l’urgenza di “predisporre efficaci strumenti di protezione dei dati personali e dei sistemi utilizzati per finalità di polizia e giustizia”. La persistenza di lacune normative in settori così delicati, aveva aggiunto, “rischia di indebolire il diritto alla protezione dei dati personali dei cittadini, minando la stessa fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.

Pochi giorni dopo è arrivata la risposta del sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, che ha subito annunciato un’intesa in via di definizione con l’Authority. L’accordo, firmato alla presenza del premier Enrico Letta e dello stesso Minniti, reca in calce le firme di Soro e del direttore generale del Dis, Giampiero Massolo.

In particolare, si punta ad intervenire sugli accessi degli 007 alle banche dati delle amministrazioni e dei gestori dei servizi di pubblica utilità previsti dalla legge di riforma dell’intelligence e dalla direttiva sulla sicurezza cibernetica siglata dal premier Mario Monti lo scorso gennaio. Il protocollo indica infatti che i servizi devono comunicare al Garante il piano ricognitivo degli archivi informatici cui le agenzie hanno accesso.

Non solo: i servizi devono comunicare all’Authority anche le acquisizioni di dati da operatori privati che forniscono reti pubbliche di comunicazione effettuate in attuazione della direttiva sulla sicurezza cibernetica, “laddove abbiano comportato l’identificazione dell’interessato da parte delle Agenzie di informazione”.

L’intesa riconosce poi all’intelligence la possibilità di avvalersi dell’attività consultiva dell’Authority sui temi attinenti al trattamento dei dati personali. Il protocollo d’intesa avrà, per il momento, durata biennale ma non è esclusa la possibilità che venga quanto prima aggiornato, se le innovazioni nella normativa sulla privacy lo richiedano. Molto dipenderà dagli sviluppi futuri del caso datagate e dal tipo di tutele che i governi vorranno adottare per scongiurare il ripetersi di nuovi scandali.

“Il protocollo – ha commentato Soro – costituisce, da parte del Governo, una risposta importante alla domanda di una più puntuale tutela dei dati personali dei cittadini, anche in un ambito cosi delicato come quello delle attività di intelligence”.

Le recenti vicende legate al Datagate, ha proseguito Soro, “dimostrano che esiste uno straordinario bisogno di spostare, nel mondo, il baricentro dell’asse sicurezza-privacy nella direzione di una più decisa tutela della riservatezza, che è dimensione ineludibile della libertà e della dignità della persona. Mi auguro – ha aggiunto il Garante – che quello odierno sia la premessa di un forte, deciso investimento dello Stato in protezione dati”.

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