Intercettazioni, Mancino ad Alfano: “Apprezzo le aperture ma aspetto il seguito”

Pubblicato il 24 Maggio 2010 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA

“Ad apprezzare, si apprezza: bisogna poi vedere quale sarà il seguito”. Così il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, a margine di un incontro durante il seminario organizzato dall’Associazione stampa parlamentare, alla Camera sui rapporti tra politica, giustizia e informazione ha commentato la dichiarazione del Guardasigilli Angelino Alfano, che ha annunciato modifiche al ddl sulle intercettazioni per trovare un “maggiore equilibrio”.

“Cercare convergenza”. “Penso che il miglior equilibrio possibile sia quello di ricercare la convergenza degli opposti” ha sottolineato il vice presidente del Csm.

Gli Usa chiedono indagini senza ostacoli. Sul fronte intercettazioni Mancino ha poi ricordato il recente intervento degli Stati Uniti che hanno chiesto indagini senza ostacoli. “L’uso delle intercettazioni telefoniche come strumento di indagine deve essere regolato sulla base delle esigenze investigative, sulle quali l’autorità giudiziaria ha una competenza innegabile, ha detto Mancino,  quando si tratta poi di criminalità organizzata trasfrontaliera, l’interesse a che le indagini possano svilupparsi senza ostacoli non è solo italiano. Ce lo ha confermato anche un’autorità di governo statunitense”.

Mancino ha premesso di non voler “interferire con l’attività legislativa in corso” e ha ribadito il parere negativo dato dal Csm sul ddl il 17 febbraio 2009. Mancino ha poi sottolineato che la tutela della riservatezza delle indagini è un altro tema “che compete in primo luogo al titolare dell’azione penale, cioé al pubblico ministero, che è tenuto alla custodia del segreto sugli atti, fin quando le richieda la dialettica processuale”.

“Niente sensazionalismo mediatico nei processi”. Il vice presidente del Csm ha criticato poi “la rappresentazione mediatica dei processi” dicendo che “il sensazionalismo è spesso nemico della verità”.

Interrompere il duopolio. Parlando delle norme che regolamentano l’emittenza televisiva Mancino ha aggiunto: “Il nostro ordinamento ha adottato norme che progressivamente hanno regolamentato il mondo dei media e “si è così determinata la limitazione dell’intervento pubblico nella gestione dei mezzi di informazione e la “rottura del monopolio televisivo (non ancora compiutamente del duopolio)”,  “il fiorire dell’emittenza commerciale, il diritto del cittadino-elettore ad una informazione equilibrata e imparziale in campagna elettorale”.  Una legislazione “non pienamente soddisfacente, e comunque sempre migliorabile.

La frontiera ancora da esplorare è quella del web, della rete, che a me pare complessivamente carente di normativa certa”. Mancino ha ricordato che le norme sull’emittenza sono state “rese possibili da una norma costituzionale aperta e coraggiosa, che nel tempo ha mostrato tutta la sua validità”, facendo riferimento all’art. 21 della Costituzione che garantisce la libertà di informazione.

Sistema elettorale sbagliato. Tra i temi sul tavolo affrontati durante l’incontro c’è stata poi la politica. Mancino ha criticato il sistema elettorale italiano che “non aiuta certo la politica ad uscire dalle sue difficoltà”. “Lo dicono tutti – ha sottolinerato – ma tutti lo difendono”.

“Ho combattuto duramente – ha proseguito Mancino – il sistema attualmente in vigore perché si tratta di un sistema che espropria il corpo elettorale da ogni possibilità di decidere realmente i propri rappresentanti”.

No alle liste bloccate. “Il sistema elettorale così com’é – ha avvertito ancora Mancino – non regge. Sono sempre stato contrario, peraltro, alle liste bloccate”. Il vice presidente del Csm ha poi aggiunto che il limite dell’attuale sistema è anche quello di non mettere “un tetto oltre il quale far scattare il premio di maggioranza”. E a questo proposito ha ricordato la cosiddetta ‘legge Acerbo’ che “fissava questo tetto al 25%”.

“Così facendo infatti – ha sottolineato – si rischia di regalare il premio di maggioranza a chi prende solo il 33-35%”. Quando non si riesce ad ottenere, insomma, una maggioranza che consenta di governare, ha concluso Mancino, “non importa che si torni alle elezioni. Importa solo che chi non ha la maggioranza effettiva non governi”.

Sovraffollamento carceri: nuovi penitenziari o depenalizzazione. Mancino è intervenuto infine sul problema carceri: “La questione del sovraffollamento delle carceri – dice – si trascina già da qualche anno. Ai miei tempi, quando ero ministro, già si ritenevano in eccesso quarantottomila detenuti mentre vedo che adesso siamo a quota sessantamila. Ci sono provvedimenti davanti al Parlamento per alleggerire di qualche unità l’affollamento dei penitenziari, ma si tratta di un provvedimento di urgenza non risolutivo”. “Serve un provvedimento di regime – sottolinea – o si costruiscono nuove carceri o si distingue tra reato e reato e si depenalizzano quei reati ritenuti dall’opinione pubblica non più socialmente dannosi”.