Ddl Zan, cosa prevedeva la legge affossata al Senato e cosa è successo in questo anno

“Si vuole indurre i bambini a cambiare sesso”, “solo la famiglia tradizionale può proteggerci dalla decadenza”, “potrebbe diventare reato che un bambino abbia una madre e un padre”.

Le bufale dette in Senato poco prima dell’affossamento del Ddl Zan sono inenarrabili, fino all’indecoroso applauso finale e l’esultanza da stadio in cui è esplosa l’Aula dopo il voto segreto sulla tagliola che ha posto la parola fine a quasi un anno di lotta. 

Ddl Zan, cosa è accaduto in Senato

Approvato alla Camera, il 4 novembre 2020, il disegno di legge sull’omotransfobia è stato fermato in Senato con una procedura parlamentare, la cosiddetta tagliola, cioè il non passaggio all’esame degli articoli, così come chiesto da Lega e Fratelli d’Italia. Nel segreto dell’urna sono stati 154 i sì e 131 i no.

E’ morto così il Ddl Zan, dopo 357 giorni di travaglio, segnato da aggressioni omofobe, stop and go della politica, pressing dei vip, interventi del Vaticano, difesa della laicità dello Stato.

Tutte interferenze che servivano ad annebbiare il dibattito e fermare quella che era una sacrosanta legge di civiltà. Basterebbe leggere il testo approvato alla Camera, che trovate a questo link, per rendersi conto della totale infondatezza di certe obiezioni.

Ddl Zan, cosa prevedeva la legge

Obiettivo del Ddl Zan era quello di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sulla disabilità o sull’identità di genere.

Il provvedimento si componeva di 10 articoli, idealmente distinguibili in due parti: una dedicata alla repressione e una dedicata alla introduzione di misure preventive per promuovere una maggiore inclusività e cultura del rispetto.

Nello specifico interveniva sulla cosiddetta legge Mancino (decreto legge 25 giugno 1993, n.205) che punisce i crimini di odio per discriminazione razziale etnica e religiosa. Il Ddl Zan altro non faceva che estendere l’applicazione di tale legge anche nel caso di violenze fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sulla disabilità e sull’identità di genere.

Ddl Zan, le pene e i punti critici

Il Ddl Zan prevedeva la reclusione fino 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette o istiga discriminazioni; il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o fa violenza, o per chi partecipa a organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza.

Nel mirino dei contrari pure la “clausola salva idee“, introdotta proprio per far salve “la libera espressione di convincimenti o opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”.

Ma ai detrattori della legge non piacevano neppure le iniziative per il rispetto delle diversità promosse “nelle scuole di ogni ordine e grado” in occasione della giornata nazionale contro l’omotransfobia.

Ma soprattutto al Senato, il ddl ha avuto un iter insidioso restando in standby per almeno 4 mesi, in un assurdo ping pong per la sua calendarizzazione. Con il leghista Andrea Ostellari che si è autoproclamato relatore del provvedimento. 

Ddl Zan, cosa è successo in un anno

Per settimane si sono alternate le richieste di Pd, M5s e Leu per far entrare il ddl nel calendario della commissione, mentre il centrodestra faceva melina. Il 28 aprile si vota: l’avvio dell’esame passa con 13 sì e 11 no. Un mese dopo è pronto l’elenco delle audizioni: 170 quelle ammesse (richieste soprattutto dalla Lega) che rischiano di durare mesi.

Segue lo show di Fedez, che dal palco del Primo maggio accusa di omofobia la Lega. Lo fa urlando in diretta tv le dichiarazioni aberranti di alcuni esponenti del Carroccio. Scoppia la bufera che coinvolge la Rai. 

Il 22 giugno è arrivato il colpo di grazia dalla Santa sede che ha chiesto al governo italiano di modificare il ddl perché violerebbe il Concordato. Lo mette per iscritto in una nota consegnata all’ambasciatore italiano. Scoppia il caos, placato in parte dalla risposta di Mario Draghi: “L’Italia è uno Stato laico non confessionale, il Parlamento è libero di legiferare”, scandisce il premier il giorno dopo in Senato.

Nell’ennesimo tentativo fatto da Ostellari per modificare il testo, il partito di Matteo Renzi propone quattro modifiche. Una cancella la definizione di identità di genere dall’articolo 1, un’altra lima il passaggio sulla giornata contro l’omofobia nelle scuole. Il centrosinistra grida allo scandalo e accusa i renziani di flirtare con Salvini.

Tra le polemiche si arriva al 6 luglio quando si vota l’approdo in Aula, indipendentemente dai lavori in commissione. Passa con i voti anche di Italia viva.

Domenica scorsa in tv, arriva l’apertura di Letta su modifiche al testo. Senza stravolgerlo, precisa. Plaudono leghisti e renziani. Il centrosinistra chiede di ritirare la tagliola, chiesta da Lega-FdI, per trattare davvero. Nulla di fatto. All’ora di pranzo del 27 ottobre 2021 il Senato impallina il ddl, congelandolo per almeno 6 mesi. 

Ddl Zan spiegato articolo per articolo

Di seguito un video esplicativo che illustra il Ddl Zan articolo per articolo con il presidente di Rete Lenford, avv. Vincenzo Miri.

 

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