ROMA – La giunta per le immunità del Senato ha votato sì alla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. A questo punto la questione passerà all’Aula di Palazzo Madama: in caso di voto favorevole Berlusconi non sarà più senatore. Il comunicato di Dario Stefàno, presidente della Giunta:
La giunta per le elezioni del Senato “decide a maggioranza di proporre all’assemblea del Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi”.
Quindici sì (di Pd, Sc e M5S), otto no (di Pdl, Lega e Gal): questo il risultato del voto sulla decadenza di Berlusconi in giunta al Senato. Si è votato anche sulle cinque questioni poste da Berlusconi nella sua memoria difensiva, inclusa la ricusazione di alcuni membri della giunta: sono state tutte rigettate.
La decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è stata deliberata dalla giunta del Senato in applicazione della legge Severino.
“A seguito della contestazione dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi – ha detto il presidente Dario Stefano al termine della camera di consiglio – preso atto delle memorie difensive delle parti e ascoltato l’intervento” dell’avvocato della controparte, il primo dei non eletti Ulisse Di Giacomo, “la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, decide a maggioranza di proporre all’assemblea del Senato, disattesa ogni diversa istanza, di deliberare la mancata convalida dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi ai sensi dell’articolo 3 comma 2 del decreto legislativo del 31 dicembre”.
Il verdetto è arrivato alle 16:40 di venerdì 4 ottobre dopo una giornata carica di tensioni iniziata con l’assenza dei legali di Berlusconi dai lavori della giunta e proseguita con il “caso Crimi”. Il senatore del Movimento 5 Stelle, alle 10:04, quindi a Giunta già riunita, ha postato su Facebook un commento offensivo nei confronti di Berlusconi. Non si tratta di questione di buon gusto ma di sostanza: i senatori riuniti in giunta, infatti, non possono comunicare con l’esterno, come poi ribadito dal presidente del Senato Pietro Grasso.
Per questo il Pdl ha chiesto di invalidare il voto mentre Grasso ha avviato un’istruttoria nei confronti di Crimi.
Le motivazioni entro 20 giorni. Spiega Stefàno: “La relazione scritta recante le motivazioni della decisione sarà sottoposta alla giunta nella prossima seduta onde poter essere presentata al Senato entro il previsto termine di venti giorni dall’adozione della decisione”.
Rabbia Pdl: verdetto già scritto. Pochi secondi dopo la decisione della Giunta le agenzie battono i primi commenti, rabbiosi, di esponenti Pdl. Il primo a esporsi è Renato Schifani: “Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità”. Schifani quindi attacca anche Grasso colpevole a suo dire di non aver sospeso la seduta: il l presidente del Senato , Pietro Grasso, si è assunto una grave responsabilità” non facendo subito sospendere i lavori della Giunta dopo i tweet di Crimi (M5s) che hanno “violato il regolamento”.
Dure anche le parole del senatore Pdl Giuseppe Esposito: Le partite sono però interessanti quando non si conosce l’esito finale, non come in questo caso dove il risultato era già scontato e deciso da tempo. Già si conoscevano i giudizi e pregiudizi diffusi in mondovisione da parte di tanti membri della Giunta, alcuni hanno persino continuato nel corso dei lavori dell’udienza pubblica, come il senatore pentastellato Vito Crimi, ad ingiuriare e manifestare il proprio disprezzo verso Silvio Berlusconi”.
Dopo il verdetto parla anche il senatore Crimi (M5s) protagonista del caso del giorno con il suo post su Facebook a lavori in corso: “Vi siete inventati una storia che non c’è”. Secondo Crimi “era un post satirico, non mio, e non aveva nulla a che vedere con la seduta, irrilevante rispetto ai suoi lavori. L’ho solo ripreso”.
Su Crimi si espone anche Stefàno. Da un lato il presidente della Giunta spiega che “non c’erano motivi sufficienti per sospendere la seduta”. Dall’altro non risparmia una stoccata a Crimi: “Quando si è chiamati a svolgere un ruolo nelle istituzioni ci si dovrebbe astenere nel creare frizioni”.
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