ROMA – Il governo Renzi vuole ricavare 1,2 miliardi in più raddoppiando le imposte alle banche sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Così punta a coprire parte dei 6,6 miliardi che servono a finanziare i bonus da 80 euro al mese ai dipendenti sotto i 25 mila euro lordi di reddito annuo: è l’ultima novità da Palazzo Chigi. Renzi la porterà in consiglio dei Ministri, anche se non è scritta nel Def, il documento di economia e finanza.
Aumentando di oltre il doppio, dal 12 al 26 per cento, l’imposta sulle plusvalenze delle quote Bankitalia, le casse dello Stato incasseranno oltre 2,4 miliardi invece di 1,2.
L’imposta inizialmente prevista nel decreto Imu-Bankitalia del governo Letta era del 16%, ma dopo un’aspra discussione parlamentare si era arrivati al 12%. Questo avrebbe reso circa 1,2 miliardi.
Spiega Roberto Petrini su Repubblica:
“Chi ha avuto di più deve restituire”, ha detto stamattina il premier ed il riferimento è appunto alla questione Bankitalia: le banche pagheranno di più e le risorse andranno alla copertura degli sconti Irpef.
La legge, approntata dal governo Letta e dall’allora ministro dell’Economia Saccomanni, prevede la rivalutazione delle quote che quasi tutto il sistema bancario italiano, a cominciare dai maggiori azionisti Intesa e Unicredit, che possiedono la maggioranza assoluta del capitale Bankitalia. La normativa prevede la vendita delle quote (fino a scendere alla soglia del 3 per cento) e di conseguenza la realizzazione di una plusvalenza tassata secondo il decreto Saccomanni al 12 per cento. La tassazione passerà invece al 26 per cento e l’incasso per l’Erario passerà da 1 a 2 miliardi.
Nella ricerca dei 6,6 miliardi necessari agli sgravi Irpef, novità anche per le rendite finanziarie (esclusi i Bot): nella seconda metà dell’anno la tassazione passerà dal 20 al 26 per cento. Mentre dagli stipendi dei dirigenti verrà un gettito di 300-400 milioni.
Dalle privatizzazioni previste nel Piano nazionale di riforme, allegato al Def, il governo stima di incassare 12 miliardi nel 2014 e 10-12 miliardi nel 2015, 2016 e 2017.
Il governo deve ammettere però che l’impatto delle misure economiche proposte avranno un impatto dello 0,3% (in positivo) sul Pil del 2014, mentre l’effetto si farà più sentire negli anni successivi, fino ad arrivare a un +2,1% nel 2018.
Nelle previsioni del Def l’economia italiana crescerà quest’anno dello 0,8% per portarsi poi a +1,3% nel 2015. Nel 2016 la crescita sarà dell’1,6%. Le stime del governo Letta indicavano per quest’anno un aumento del Pil dell’1%. Mentre il tasso di disoccupazione salirà quest’anno al 12,8% (dal 12,2% del 2013), attestandosi poi l’anno prossimo al 12,5%. Per scendere sotto il 12% bisognerà aspettare il 2017 (stima 11,6%).