Def, ufficio del bilancio lo boccia: “Troppo ottimistico”. Di Maio e Salvini: “Andiamo avanti”

Def bocciato ufficio del bilancio. Di Maio e Salvini tirano dritto
Def, ufficio del bilancio lo boccia: “Troppo ottimistico”. Di Maio e Salvini: “Andiamo avanti” (Foto archivio Ansa)

ROMA – L’ufficio del bilancio parlamentare ha bocciato il Def approvato dal governo giallo-verde. “Stime troppo ottimistiche”, la spiegazione. L’ennesima bocciatura della manovra dopo quella dell’Unione europea e dei mercati. Anche la Banca d’Italia ha manifestato tutto il proprio scetticismo sulla manovra. Un risposta che ha fatto infuriare i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che assicurano di voler tirare dritto: “La manovra non cambia perché altrimenti tradiremmo gli italiani”. E intanto lo spread sale ancora, toccando i 315 punti base come non accadeva da aprile 2013.

Sotto assedio in Parlamento per oltre tre ore, intanto il ministro dell’Economia Giovanni Tria evoca però un “whatever it takes” all’italiana: la linea Maginot dello spread viene fissata a quota 400 e in quel caso “il governo farà – spiega – quello che deve fare, come ha fatto Draghi”. Pronti dunque, dice il ministro degli Affari Europei Paolo Savona, a “cambiare la manovra” se necessario anche grazie, come chiosa Matteo Salvini, all’aiuto dei cittadini. 

In Parlamento è la giornata delle audizioni alla nota di aggiornamento al Def e le critiche all’impostazione scelta dall’Esecutivo giallo-verde sono nette: riguardano la qualità delle misure scelte, e ancora tutte da scrivere in vista della presentazione della legge di bilancio, ma anche il quadro programmatico. 

La Banca d’Italia boccia l’operazione che nel suo complesso definisce “modesta” e prende di mira una delle misure chiave promossa da Lega e M5S, la riforma della legge Fornero (peraltro poco convincente anche secondo il Fondo monetario internazionale): secondo Palazzo Koch bisogna salvaguardare la “sostenibilità e l’equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano” e dunque “è fondamentale non tornare indietro”.

In una sorta di ping pong in tempo reale, replicano secchi e all’unisono entrambi i vicepremier Salvini e Di Maio: “niente e nessuno ci potrà fermare”, afferma il leader leghista che assicura di voler andare “avanti”. Ancora più piccata la risposta del leader 5S: “Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. E’ stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Indietro non si torna”.

Tocca poi anche alla Corte dei Conti farsi sentire. Questa volta è la pace fiscale (che altri definiscono condono) a venire messa in discussione nella convinzione che sconti e sanatorie incidano sull’equità fiscale, osservano i magistrati contabili e che però, secondo il premier Giuseppe Conte, avrebbero lanciato un “allarme ingiustificato”. Su tutto aleggia il debito, troppo alto: puntare sulla crescita non è in “contrasto”, è il leit motiv delle audizioni, con il rispetto della disciplina di bilancio. Per la Corte dei Conti, “la traiettoria disegnata nella Nadef non appare rassicurante”.

Ma anche la crescita è sovrastimata, è la bacchettata dell’Upb che decide di non validare il quadro programmatico messo a punto dal governo ammonendo sui rischi di un giudizio negativo da parte di Bruxelles. Uno stop che non è vincolante ma che porterà portare il ministro Tria, in partenza per il Fmi a Bali, di nuovo davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato nella mattinata di domani. A lui poi la scelta: correggere le stime o confermarle, assumendosi la responsabilità di inviare in Europa un documento privo dell’approvazione dell’autorità italiana dei conti pubblici. 

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