ROMA – Di Maio Antonio, il papà. Era il 2017, anno fiscale 2017. E l’azienda di famiglia era la Srl Ardima, azienda edile. Dell’azienda nell’anno fiscale 2017 Antonio Di Maio papà non è più proprietario, l’azienda è a metà del figlio Luigi e della figlia Rosalba. Amministratore unico dell’azienda l’altro fratello Giuseppe Di Maio. Quindi nell’anno fiscale 2017 Antonio Di Maio il papà non ricava alcun reddito dall’azienda di famiglia. E’ comunque comproprietario di quattro fabbricati e nove terreni. L’imponibile che Antonio Di Maio dichiara in dichiarazione dei redditi è pari a 88 euro. Euro 88 su cui il Fisco può, secondo dichiarazione del contribuente in questione liberamente agire.
I dati riportati sono pubblici: sito Palazzo Chigi, sezione amministrazione trasparente. Pubblici e pubblicati dal Sole 24 Ore (articolo di Andrea Carli). Dunque nel 2017 Antonio Di Maio è un ex imprenditore che di fatto non percepisce redditi tassabili, il suo imponibile è appunto di 88 euro, un niente. E niente da eccepire: la sua situazione fiscale sarà certamente questa e sarà certamente in regola. Nessun dubbio al riguardo.
Anche la situazione fiscale del figlio Giuseppe nel 2017 è indicata con precisione nelle carte: Giuseppe Di Maio reddito percepito pari a zero. Zero euro.
La sorella Rosalba nello stesso anno risulta aver dichiarato di reddito per il 2017 circa settemila euro.
La signora Paolina Esposito, madre di Luigi, Rosalba e Giuseppe e moglie di Antonio di Maio dichiara nel 2017 redditi per 52 mila euro.
Non fosse per i 98.400 euro di reddito dichiarati da Luigi Di Maio (stipendio da parlamentare), azienda Ardima e famiglia Di Maio nel 2017 se la sono dovuta cavare tutti insieme con 60 mila euro lordi. Azienda, più Antonio Di Maio che non la dirige più e più ne è proprietario, più Rosalba che ne possiede il 50 per cento, più fratello Giuseppe che la amministra ma non ha reddito, più la signora Esposito che è l’unica che dichiara reddito non da povertà estrema.
Così è. Tanto per sapere. Così è e così è statisticamente, socialmente normale che sia. E’ la normalità italiana quella di aziende che per il Fisco lavorano in perdita o quasi. E’ la normalità italiana la dichiarazione dei redditi sotto i 15 mila euro annui a contribuente, la fa così la metà dei contribuenti tutti. E’ la normalità e non c’è nulla di speciale, nulla di diverso, nulla di nuovo, nulla di peggio o di meglio. Appunto.