Di Maio Luigi, pubblicista. Ecco perché l'Ordine lo deve cancellare Di Maio Luigi, pubblicista. Ecco perché l'Ordine lo deve cancellare

Di Maio Luigi, pubblicista. Ecco perché l’Ordine lo deve cancellare

Di Maio Luigi, pubblicista. Ecco perché l'Ordine lo deve cancellare
Di Maio Luigi, pubblicista. Ecco perché l’Ordine lo deve cancellare

ROMA – La polemica della Federazione e dell’Ordine nazionale dei giornalisti col vice premier Luigi Di Maio, nonché ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, per le sue frasi offensive contro i colleghi non tiene conto di quello che potrebbe essere il fatto più grave. A Di Maio è stato ribattuto che è un giornalista anche lui, sia pure non professionista ma solo pubblicista, e il presidente Carlo Verna dell’Ordine gli ha risposto duramente concludendo: “Da presidente dell’Ordine dei giornalisti gli chiedo di valutare seriamente la possibilità di lasciare spontaneamente la nostra comunità, nella quale ha diritto di stare, ma in cui chi si comporta così non è assolutamente gradito”.

Che Di Maio abbia “diritto di stare” nella “nostra comunità” non è del tutto certo. Stando alle sue dichiarazioni dei redditi presentate al parlamento non si nota traccia né dei redditi, per quanto minimi, relativi agli articoli pubblicati e PAGATI per gli almeno 24 mesi necessari per potersi iscrivere all’Ordine, nell’Albo dei pubblicisti, né dei redditi degli articoli necessari negli 11 anni successivi per poter non essere cancellato dall’Albo. A differenza dei giornalisti professionisti, che diventano tali grazie a un apposito esame di Stato, superato il quale non posso essere più depennati dall’Ordine, i giornalisti pubblicisti ne vengono invece depennati se non proseguono la loro attività pubblicando ogni anno con un po’ di continuità articoli PAGATI. Ed è piuttosto strano, se non decisamente scorretto, che l’Ordine della Campania non abbia mai risposto alla mia mail PEC avente per oggetto “Iscrizione all’Ordine come pubblicista dell’onorevole Luigi Di Maio”  inviata il 27 ottobre alle ore 13:31 per chiedere se  Di Maio risulti ancora iscritto. Che lo sia lo si è appreso solo dalla risposta pepata del presidente nazionale Carlo Verna.

Per non essere tacciati di essere delle puttane anche noi, cosa che peraltro non ci turberebbe neppure un po’, documentiamo ora con pignoleria quali sono le regole fissate dal’Ordine Nazionale dei Giornalisti per diventare pubblicista e restare tale:

Quali sono i requisiti per iscriversi nell’elenco dei pubblicisti?

“Per l’iscrizione occorre: 1) possedere i requisiti di legge (assenza di precedenti penali, attestazione di versamento della tassa di concessione governativa); 2) presentare gli articoli, a firma del richiedente, pubblicati in giornali e periodici e i certificati dei direttori delle pubblicazioni, che comprovino l’attività pubblicistica regolarmente retribuita da almeno due anni; 3) presentare in fotocopia l’eventuale contratto di collaborazione stipulato con la testata (o le testate) cui si collabora; 4) presentare la documentazione dei compensi percepiti negli ultimi 24 mesi, che devono essere in regola con le norme fiscali in materia. La certificazione delle pubblicazioni deve essere rilasciata dall’attuale direttore di testata”.

Quanti articoli sono necessari per iscriversi nei pubblicisti?

“Per iscriversi nell’elenco dei giornalisti pubblicisti occorre documentare di aver svolto un’attività giornalistica adeguatamente retribuita e continuativa nell’ultimo biennio. La legge 69/1963 non stabilisce esattamente il numero di articoli da presentare, la cui valutazione spetta in prima istanza all’Ordine regionale competente (indirizzi sul sito old.odg.it , sezione “ordini regionali””.

Nato il 6 luglio 1986, il vicepremier e superministro Di Maio nel suo sito personale (  https://www.luigidimaio.it/ chi-sono/  ) scrive:

“Nel settembre 2012 uscì nei cinema di Napoli e provincia, distribuito gratuitamente, il documentario “Commercio”, girato con un amico per denunciare la drammatica situazione dei piccoli commercianti nella mia città: decine di attività fallite e costrette alla chiusura. In quegli anni ho scritto anche di fatti di cronaca locale, diventando giornalista pubblicista”.

“In quegli anni” Di Maio è diventato pubblicista il 4 ottobre 2007: ciò significa che ha iniziato a pubblicare articoli “regolarmente retribuiti” nell’ottobre del 2005. E a quanto ha detto Verna è ancora pubblicista. Se in questi 11 anni non è stato cancellato dall’Albo significa che ha continuato a pubblicare articoli e che questi gli sono stati “regolarmente retribuiti”. Ma nella dichiarazione dei redditi presentata al Parlamento non ne fa nessun cenno. Nel 2018 ha provveduto a rendere nota al parlamento la sua dichiarazione dei redditi percepiti nel 2017: come unico reddito vi figura infatti quello di parlamentare.

E per quanto riguarda il reddito precedente la sua prima elezione, quella del 2013, quando pubblicava già da otto anni articoli “regolarmente retribuiti”, cosa ha dichiarato al parlamento? Che si sappia, ha dichiarato reddito zero: cosa strana, perché per poter diventare giornalista pubblicista “in quegli anni”  era necessario, come abbiamo visto,  che gli articoli scritti nei 24 mesi precedenti, quindi anche nel 2012 di cui parla Di Maio, fossero stati “regolarmente retribuiti” e non pubblicati gratis. Si tratterà certo di cifre minime, ma perché tacerle? Anche nel caso che Di Maio rientrasse nei casi esonerati dall’obbligo della dichiarazione dei redditi perché tacere quanto percepito come aspirante pubblicista prima e come pubblicista dopo?

In  ogni caso, Di Maio una volta eletto, nel 2013, non poteva certo più rientrare tra gli eventuali esonerati. Ma nella dichiarazione presentata al Parlamento quest’anno non figura neppure un centesimo percepito dal 2013 in poi per attività giornalistica. Perciò i casi sono due:

Di Maio è un evasore fiscale, per quanto piccolo piccolo, perché non ha dichiarato al Fisco i redditi giornalistici, per quanto minimi;

Di Maio non è un evasore fiscale perché dal 2013 non ha guadagnato neppure un centesimo da pubblicazioni di articoli. Nel qual caso però, contrariamente a quanto ha detto Verna, NON “ha diritto di stare” nella “nostra comunità”. Deve cioè essere cancellato dall’Albo, cosa che l’Ordine della Campania avrebbe dovuto provvedere a fare già da un pezzo.

Sul proprio sito Di Maio aggiunge che prima di essere eletto ha “avviato un progetto imprenditoriale di e-commerce, web marketing e social media marketing, oggi portato avanti dai miei ex soci”. Non viene però specificato né il nome della società che si è occupata del progetto, né quello del sito di e-commerce, né il nome degli ex soci, né quando è iniziata e quanto è durata questa sua attività di progettista imprenditoriale, né se ha prodotto reddito, quindi nulla si può dire su eventuali altri silenzi reticenti oltre a quelli ora elencati su tale società. Che non si capisce se sia diventata operativa oppure se è ancora solo un progetto. Cosa che sarebbe ben strana visto che da “prima di essere eletto” sono passati ben cinque anni.

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