ROMA – Il nuovo nemico del Movimento 5 Stelle e del suo leader in pectore Luigi Di Maio sono..i massoni. Di Maio ha infatti annunciato che intende fare causa ai candidati massoni M5s che non hanno detto di essere massoni. Secondo lui infatti questa vicenda ha causato un danno di immagine al movimento, notoriamente contro la massoneria (è messo anche per iscritto nello Statuto).
“Ci sono tre candidati che ci hanno mentito: non ci hanno detto che facevano parte della massoneria. Ma questi non solo li abbiamo espulsi dal M5s ma li denuncerò per danno di immagine al M5s”. Così Luigi Di Maio in un video su Fb in cui aggiunge: “Gli chiederemo anche di rinunciare alla proclamazione, visto che anche Michele Ainis sostiene come noi che si può fare”. “Con i soldi che recupereremo dalla denuncia per danno d’immagine al M5s faremo partire nuove imprese con il Fondo per il microcredito così da dar lavoro a chi non ce l’ha in Italia. Dobbiamo essere orgogliosi del M5s”.
Dopo il caso più famoso, quello di Catello Vitiello, nelle ultime ore sono venuti fuori altri due candidati massoni nelle liste 5 stelle.
“Io ero massone. Non ho frequentato dal 2017 la massoneria ed ho chiesto l’assonnamento al fine di uscirne dal gennaio del 2018. Non ho detto alcuna bugia al Movimento Cinque stelle perché per me la massoneria è un capitolo chiuso e credevo che il passato non contasse”. Ha detto all’Ansa Bruno Azzerboni, escluso dal Movimento 5 stelle, con cui era stato candidato all’uninominale in Calabria, per la sua appartenenza alla massoneria.
Di Piero Landi, è il quotidiano Il Foglio ad aver scoperto l’affiliazione alla loggia “Francesco Burlamacchi” e “in sonno” dallo scorso 5 febbraio: due giorni prima aveva lanciato la sua candidatura su Fb folgorato dalle idee M5S, in particolare la “lotta alla massoneria”. Era candidato nel collegio uninominale di Lucca.
Sulla vicenda dei tre candidati massoni, i vertici del M5S, a quanto apprende l’Ansa, si mostrano “tranquilli”. “I tre, nei loro collegi di appartenenza è molto improbabile che siano eletti”, è infatti il ragionamento che si fa nel Movimento.
I tre candidati, infatti, corrono tutti per l’uninominale in collegi che stando alle rilevazioni, risultano piuttosto proibitivi per il M5S nella gara del “first past the post”: Landi corre per la Camera a Lucca, nel collegio Toscana-9; Vitiello è in gara per la Camera a Castellamare di Stabia, nel collegio Campania 12; Azzerboni corre a Reggio Calabria per il Senato, nel collegio Calabria-4.
Diverso il discorso per chi ha violato le regole delle restituzioni. Alcuni, come Carlo Martelli, Andrea Cecconi o Silvia Benedetti, sono capilista al proporzionale e hanno il collegio sicuro. Ma tra quelli coinvolti nella rimborsopoli in buona parte si sono già resi disponibili per firmare la rinuncia al seggio, si fa notare nel M5S.