ROMA – Luigi Di Maio era già socio dell’azienda di famiglia durante la causa intentata dal dipendente per il presunto lavoro in nero nella ditta del padre del vicepremier. Lui dice di non sapere nulla a Le Iene ma il vicepresidente del Consiglio era già socio dell’azienda di famiglia nel 2014, quando era in corso la causa del dipendente per regolarizzare la sua posizione a seguito del lavoro svolto in nero. Il procedimento si è concluso, in primo grado, nel 2016: ora si attende l’Appello.
A spiegarlo è Il Corriere della Sera, evidenziando come un dipendente della Ardima Costruzioni di Antonio Di Maio e Paolina Esposito, genitori del capo politico del M5s, abbia fatto causa all’azienda per farsi riconoscere le ore lavorate in nero. Il dipendente ha perso la causa in primo grado, ma ha fatto ricorso in Appello. A quel punto papà Di Maio avrebbe proposto una mediazione per chiudere il contenzioso, ricevendo però il rifiuto da parte del dipendente che ha deciso di andare in Appello. Per avere una sentenza si dovrà comunque attendere il 2020.
Il contenzioso era ancora in corso nel 2014, quando la società è stata donata alla Ardima srl, i cui proprietari sono Luigi Di Maio e sua sorella Rosalba, mentre il fratello Giuseppe ne è l’amministratore. L’azienda, ha spiegato Di Maio ospite di La 7 a Di Martedì, è pronta a chiudere non avendo ormai più dipendenti. Il vicepresidente del Consiglio ha ribadito di non saper nulla dei lavoratori in nero nell’azienda gestita dal padre, ma solo oggi si è scoperto che in realtà era socio quando il contenzioso era ancora in corso. Resta quindi da capire se Di Maio sapesse o meno. A verificare la regolarità dei contratti lavorativi (si parla, dopo i servizi delle Iene, di 4 lavoratori in nero) sarà l’ispettorato del Lavoro, che dipende proprio dal ministero guidato da Di Maio.