Di Maio: vado e torno, dopo la pugnalata alle spalle

Luigi Di Maio, Ansa
Luigi Di Maio (foto Ansa)

ROMA – Di Maio, 28 mesi di autentica storia italiana contemporanea. Luigi Di Maio non ha in origine né vocazione né competenza politica, lo stesso concetto, nonché la pratica, di amministrazione e gestione della cosa pubblica sono fuori dalla sua riflessione ed esperienza. Niente di male, niente di strano. Anzi, tutto molto normale, Luigi Di Maio è in origine un normalissimo cittadino italiano.

Come molti altri a un certo punto della nostra storia contemporanea Luigi Di Maio comincia a concepire la cosa pubblica, la politica come inganno e danno. Da una parte gli ingannatori e quelli che recano danno, i politici. Dall’altra quelli che subiscono, i cittadini. La politica insomma è bugia ed arraffo. Come milioni di italiani Luigi Di Maio comincia a pensare che la politica è un sistema per mangiarsi i soldi dei cittadini. La politica e i suoi complici, prima tra tutti la competenza, la parola dietro cui si mascherano le Caste del privilegio.

Niente di strano, pensano così milioni di italiani che pensano anche Parlamento e istituzioni siano soldi più o meno buttati, che i soldi pubblici siano più o meno infiniti e che ogni problema abbia chiara e facile soluzione, basta chiederla alla gente e non alle Caste, governi compresi.

Quello che ancora non è per nulla strano (succede sempre) è che il cittadino anti politica Luigi Di Maio diventi in velocissima vicenda leader politico nonché vice premier di un governo e ministro esteri di un altro e successivo governo. Leader politico, mica impegno sociale. Leader politico, cioè uno dei registi della gestione della cosa pubblica.

Non è mestiere questo (gestione della cosa pubblica) di Di Maio. Ma anche questo non è strano: nessuno, proprio nessuno, dei leader politici su piazza pratica, coltiva e conosce il mestiere del gestire la cosa pubblica. Salvini, Zingaretti, Meloni…fanno tutti e solo e sempre campagna elettorale. Della politica come scienza (sì, scienza) della polis nulla sanno. Dalla politica come scelta, arte (sì, arte) del decidere e della responsabilità fuggono. Concepiscono tutti il governare come un accomodarsi alla cassa pubblica e quindi distribuire. Come si riempie la cassa pubblica è questione che eludono, anche per manifesta e congenita incapacità.

Con Di Maio nell’avventura M5S si imbarcano in molti. All’imbarco c’è di tutto, dai “delusi” dalla sinistra fino ai qualunquisti cui fa un po’ schifo la democrazia parlamentare, non mancano anche reazionari di almeno un paio di tipi. Il reazionario tipo: c’era una volta un mondo incorrotto (da cui un Rousseau poco letto) al reazionario tipo decrescita felice. Cioè capitalismo cattivo e corrotto, quindi fermiamo il mondo per far scender il capitalismo. Più, ovviamente, un bel po’ di gente che prova a svoltare nella vita. Niente di strano, succede sempre: ai movimenti politici si accodano, si affiancano, saltano sopra ambiziosi senza arte nè parte, ambiziosi e basta, svelti  di ingegno, sveltissimi nel vestirsi e travestirsi, ancor più svelti nell’inventarsi. Ex giornalisti, ex economisti, ex nulla diventano niente meno che portavoce del popolo, insomma si fanno eleggere.

E vanno tutti insieme al governo e in Parlamento. Dove scoprono che governare è un bel cavolo di problema: se scegli x si incavolano i tuoi elettori che volevano Y. Se scegli Y, si infuriano quelli di X e sono stati anche loro tuoi elettori…Per un po’ pensano di risolvere la questione con un  mix fatto di non decido nulla tranne quello di regalare un po’ di soldi (reddito cittadinanza). Ma poi la realtà pone fastidiose domande: stai col sovranismo anti Ue e con il dagli all’immigrato e con meno tasse per chi già ne paga di meno? Insomma stai con Salvini? O no? La prima risposta è sì. Ma Salvini si mangia i tuoi voti, la risposta è sbagliata. Ed è stata la risposta voluta e incarnata da Di Maio.

Allora stai col Pd? Con quel po’, proprio poco, di socialdemocrazia che è nel Pd, con quel non poco di populismo (democratico) che è nel Pd e ne fa una variante adulta di un’anima M5S? La risposta è: forse, insomma ora sì, però non mi va. E’ la risposta di Di Maio. Poi però altre fastidiose, maleducate domande: Ilva la chiudo davvero? Autostrade revoco davvero la concessione poi a chi la consegno? Il processo praticamente senza fine per chi è stato rinviato a giudizio lo faccio o no? Alle elezioni regionali ci vado o no con una mia lista che poi aiuto Salvini a vincere? Insomma, chi sono, che faccio? Sono le domande senza risposta che si è posto e sono state poste a Di Maio niente meno che capo politico di M5S.

E quindi il Di Maio vado e magari poi torno. Il dimettersi da capo politico e il dare contemporaneamente appuntamento ad M5S agli Stati Generali di marzo (lo sanno da dove nasce dizione Stati Generali, nel caso affermativo, chi è la nobiltà, chi il clero, chi il terzo stato?). Il vado e magari torno e la denuncia della “pugnalata alle spalle” corredata dalla singolare (e infondata) tesi per cui sempre una forza politica viene sconfitta dall’interno e mai dall’esterno.

La pugnalata alle spalle…un classico della retorica italiana. Natali ufficiali della figura retorica il primo dopoguerra: la pugnalata alle spalle sorella della vittoria mutilata, il dannunzianesimo, gli ex combattenti, i primi fasci…Ma Di Maio non pensava certo a questi di precedenti storici, Di Maio inscriveva la sua denuncia nel grande albo e album del vittimismo costume e religione nazionale per cui si è sempre vittima di qualcuno. Nella fattispecie: gli ingrati che hanno un seggio in Parlamento perché glielo ha dato Di Maio, quelli che sono saliti sul carro perché carro andava forte alle elezioni, magari scendendo da altri carri più lenti, quelli che pensano a se stessi e della cosa pubblica gliene frega nulla…

Pugnalata? Forse. Alle spalle? Ma quando mai. Davvero Di Maio non sapeva, non immaginava come va il mondo, come è fatto il cittadino (quello vero), come è fatta la vita, la politica e come e di cosa è fatto M5S?

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