ROMA – “Il processo sul caso Diciotti sarebbe un’invasione di campo”: il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini torna sulla vicenda a Porta a Porta. “Avevo avvertito della lettera al Corriere della Sera la Presidenza del Consiglio e il vicepremier Di Maio”, ha detto il leader leghista. “Io ero tranquillo. Ma tutti gli amici mi hanno detto che il processo sarebbe stata un’invasione di campo senza precedenti. Il Senato dovrà dire se l’ho fatto per interesse pubblico o mio capriccio personale. E’ stato un atto politico che rifarei: ho agito da ministro, mica da milanista…”.
Quindi si è rivolto al Movimento 5 stelle: “Ognuno voti secondo coscienza: mi sorprende che con le tante cose che ci sono da fare in Sicilia si lavora su un atto politico che rifarei. Chi ha letto le carte sa cosa è successo, che è stato un atto politico. Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare”.
Sul caso è tornato ad esprimersi anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Parlare di immunità è uno strafalcione giuridico, definire questo voto un salva-Salvini è un falso che rischia di favorire il dibattito pubblico. Bisogna avere chiaro il quesito giuridico a cui saranno chiamati a rispondere i senatori: se abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo o se abbia agito al di fuori del suo ruolo ministeriale per i suoi propri interessi personali. In merito alla decisione della Giunta del Senato sulla domanda di autorizzazione a procedere avanzata nei confronti del ministro Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti, si sta consumando un caso di disinformazione”, ha aggiunto ancora Conte, interpellato dai cronisti sul caso dell’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare del Viminale.
LA VICENDA DICIOTTI-SALVINI – La giunta per le immunità è stata chiamata ad esaminare la richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Salvini nella sua qualità di ministro dell’interno per i reati di abuso di potere e sequestro di persona aggravato per aver impedito a 177 migranti di scendere dalla nave Diciotti.
Se il M5s decidesse in blocco di negare l’autorizzazione il ministro si salverebbe: con 15 voti su 23 totali l’autorizzazione sarebbe negata. Sempre che in Aula, dove in ogni caso la deliberazione verrà calendarizzata, non venga presentata una proposta alternativa a quella deliberata in Giunta.
Proprio questa eventualità potrebbe rappresentare l’escamotage per consentire ai 5 Stelle di salvare il ministro e il governo senza tradire il loro dettame in materia di autorizzazione a procedere. Il Movimento, questa è la tesi, potrebbe votare formalmente a favore dell’autorizzazione a procedere in Giunta e ribaltare il giudizio in Aula dove il voto sarà più ‘politico’ e soprattutto dove l’annunciata memoria sulla corresponsabilità dell’esecutivo in materia di politica migratoria potrà essere fatta valere con molto più agio rispetto alla Giunta. I tempi sono comunque stretti: entro una settimana il ministro sarà ascoltato in Giunta ed entro il 23 febbraio l’organismo si pronuncerà con un voto.