Dirigenti statali. Governo e Renzi, Gelmini, Carfagna, Donati, Capezzone: E voi?

Pubblicato il 22 Ottobre 2013 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA
Dirigenti statali. Governo e Renzi, Gelmini, Carfagna, Donati, Capezzone: E voi?

Matteo Renzi saltella felice: la sua multipensione non si tocca

Pensioni d’oro e di latta non fa differenza. L’odio dei politici non distingue e così i dirigenti statali sono in trincea contro la “rinnovata truffa del Governo Letta-Alfano ai danni dei pensionati”, come ha scritto Arcangelo D’Ambrosio,  segretario generale del Dirstat, il sindacato di categoria dei dirigenti dello Stato in un documento inviato agli “organi isituzionali”.

Lo scandalo, che  Arcangelo D’Ambrosio denuncia è che i parlamentari, così demagogicamente e sanguinosamente impegnati contro i pensionati,

L’appello di Arcangelo D’Ambrosio, riportato da Franco Abruzzo nel suo sito www.francoabruzzo.it, afferma:

“Il Consiglio dei Ministri del Governo Letta-Alfano, organo collegiale, pur sempre responsabile non solo politicamente degli atti emanati, ha messo le mani nelle tasche dei pensionati onesti, saccheggiando il loro fondo pensioni, costituito dai versamenti all’uopo accantonati.

Così, come si evince dall’elenco che segue, non sarà dato un solo euro di aumento alle pensioni sopra i 2000 (duemila) euro netti.

Infatti, l’aumento di gennaio 2014 sarà così articolato:

1) più 1,5% (ossia l’aliquota intera) sulla fascia di pensione mensile sino a 1.487 euro, tre volte il minimo di dicembre 2013;2)

2) più 1,35% (90% dell’incremento) sulla fascia di importo mensile tra 1.487 e 2.478 euro;

3) più 1,125% (75% dell’incremento) sulla fascia di pensione mensile tra 2.478 e 2.973 euro, 6 volte il minimo di dicembre 2013;

4) per le pensioni di importo superiore a 2.973 euro, sulla quota eccedente non ci sarà più alcun adeguamento di scala mobile.

È però previsto un piccolo correttivo per le pensioni vicine al limite che altrimenti resterebbero penalizzate.

Ciò non poteva e non doveva accadere, perché i fondi pensionistici dei lavoratori dipendenti sono stati costruiti, con l’accantonamento del 30 per cento su TUTTA LA RETRIBUZIONE di attività (e non in percentuale decrescente, come s’intende operare sugli adeguamenti), accantonamento che avrebbe consentito a tutti i pensionati, se versati ad altro Ente, di riscuotere una pensione doppia o tripla di quella che hanno.

Si rammenta che la Corte Costituzionale, censurando i mancati adeguamenti del 2008 e del 2009, aveva spiegato: «la frequente reiterazione di misure intese a paralizzare il meccanismo perequativo, espone il sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità» (sentenza n. 316/2010).

Sul contributo di solidarietà la bocciatura è invece arrivata piena e netta lo scorso giugno, quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il prelievo che i governi Berlusconi e Monti avevano applicato sulle pensioni al di sopra dei 90 mila euro lordi l’anno (sentenza n. 116/2013).

Si sottolinea che gli irrisori adeguamenti pensionistici non possono essere corrisposti per “fasce” di reddito (pensionistico) perché, si ripete, i contributi stessi sono stati versati su TUTTA LA RETRIBUZIONE nella misura del 30 per cento.

Il reiterato blocco e la mancata proporzionalità non sono un fatto contingente, perché come si è detto è stato già censurato dalla sentenza della Corte Costituzionale con sentenza 316 del 2010.

La vessazione, se così si può definire una vera e propria “violenza e truffa”, riguarda soprattutto i trattamenti pensionistici mensili dai 2000 ai 6000/7000 euro, dal sottufficiale delle forze dell’ordine, sino alla più elevate magistrature dello Stato e del privato: magistrati, prefetti, ambasciatori, giornalisti, dirigenti pubblici e d’azienda e via dicendo, che peraltro hanno già versato un loro PARTICOLARE “contributo di solidarietà”, in quanto è noto che gli accantonamenti pensionistici, superati i 40 anni di contribuzione non sono produttivi ai fini del “quantum” di pensione.

Inoltre, su tutti i fondi pensionistici pubblici e privati, GENERALMENTE, sono già pesati provvedimenti che dovevano attingere alla fiscalità generale, quali pensioni elargite senza contribuzione o con contribuzioni minime di soli 5 anni, abbuoni pensionistici, elargizioni a dipendenti di aziende in crisi, pensioni sociali etc.

Le pensioni di cui si è detto, (magistrati etc.) sono poi, (lo ricordiamo, soprattutto ai politici non attenti) “equiparate” a quelle di personale “ausiliario” di Camera e Senato, Banca d’Italia, il cui personale è “intoccabile” perché custodisce i segreti della Casta: non è minimamente sfiorato dal provvedimento.

Soprattutto i politici dovrebbero sapere, poi, quali sono le vere “pensioni d’oro”, dell’ordine di 30/40 mila euro al mese, elargite a numerosi colleghi di “banco”, che cumulano vitalizi per mandati parlamentari europei, nazionali, regionali e per professioni e incarichi svolti comprese le consulenze: c’è tuttora in Italia chi ricopre anche quaranta incarichi (contemporaneamente) con diritto a pensione!

C’è poi il transito, nei fondi pensione “ricchi” della STET per raggiungere una pensione, che nel 1994, per un dirigente RAI era di 40 milioni 493 mila165 lire al mese.

Per disorientare l’opinione pubblica e distrarla dalla vostra inefficienza avete avuto, per catturare voti, anche l’ardire di scomodare il Capo dello Stato.

Perché, ad esempio, l’on. Giorgia Meloni (nata nel 1977) non segnala ai suoi elettori giovani, che per la sua presenza nella 15ª e 16ª Legislatura (dal 28.4.2006 al 22.12.2012) periodo “antecedente” al metodo “contributivo” in vigore dal gennaio 2012, ha già messo in cassaforte, con altri deputati, quali Gelmini, Carfagna, Donati , Capezzone e tanti altri, (tutti impegnati nella campagna “pensionistica” sugli altri) un vitalizio di “vecchio tipo”, cioè più ricco.

[Si noti che il vitalizio per 5 anni di legislatura vale 3.108 euro al mese fiscalmente privilegiati].

Che dire poi della on. Renata Polverini che ha consentito al Fiorito di riscuotere una pensione (a 50 anni) di 4 mila euro al mese, regalando vitalizi a 14 assessori e tre consiglieri decaduti?

Perché il sindaco Matteo Renzi accusa radiofonicamente (Radio 105) l’on. Bersani di aver diritto a tre vitalizi (Camera, Regione e Funzionario di Partito) mentre lui si costruisce una pensione d’oro, facendo versare dal Comune di Firenze (legittimamente s’intende) contributi pensionistici per 4 mila euro e più al mese, frutto dell’assunzione come dirigente nell’azienda di “mammà”? A ciò Renzi assommerà, una volta eletto deputato, anche il “vitalizio onorevole”.

Forse i diritti acquisiti valgono solo per la casta!

Per chiudere.

Purtroppo, il comportamento truffaldino del Governo, ha una giustificazione scellerata su un accordo con “certi” sindacati, i cui vertici (dal professore universitario al muratore) hanno poi “sistemato” la propria posizione pensionistica con un “seggio” in Parlamento (centinaia o migliaia di persone?), mentre i sindacati sono ancora esonerati dal presentare bilanci certificati, (nonostante il fiume di soldi che scorrono dagli affluenti “CAF e Patronati) e sono autorizzati a violare lo statuto dei lavoratori, per quanto riguarda assunzioni e licenziamenti.

Ultima domanda: a quanto “pensano” che ammonterà la pensione e la “buona uscita” dei vari vertici di ferrovie e similari, cui viene corrisposta una retribuzione di 4 milioni di euro all’anno?

E quale sarà la pensione del famoso “conduttore-moralista”, RAI, che ha di recente “spuntato” un contratto di 5 milioni di euro e 400 mila?

Fateci sapere”.