Camera approva fiducia su dl incentivi, 322 sì e 272 no

Pubblicato il 5 Maggio 2010 - 18:43 OLTRE 6 MESI FA

Montecitorio

E’ arrivata la fiducia numero 32 del quarto mandato del governo Berlusconi. Con il via libera di mercoledì il dl incentivi sarà approvato definitivamente in prima lettura dalla Camera nella seduta di domani e procederà il suo iter al Senato per essere convertito nelle prossime due settimane. Comunque prima del 25 maggio prossimo, data della sua scadenza.

Il centrosinistra ha duramente contestato la decisione del governo di ‘blindare’ con la fiducia il testo su cui, è stato ripetutamente fatto rilevare, l’opposizione aveva presentato un numero non elevato di emendamenti. “Questo decreto è al di sotto delle necessità del Paese e certifica l’assenza di una vera politica industriale”, ha detto Andrea Lulli del Pd, sottolineando che “il governo ha speso più soldi per il Comune di Catania che per le misure contenute nel dl”.

“Ci vorrebbe oggi coraggio ed onestà intellettuale – ha spiegato l’esponente del Pd – per affrontare con coerenza quei nodi strutturali che frenano l’uscita dell’Italia dalla crisi. Basta agli spot ed ai sondaggi, servono interventi seri e non un decreto legge che è stato grottescamente blindato con la fiducia proprio nel giorno in cui si è dimesso il ministro competente”.

Se l’Udc, con Roberto Occhiuto, ha parlato di “Parlamento commissariato dal Governo che non riesce ad andare avanti se non a colpi di decreti legge blindati con la fiducia”, l’Idv, con Antonio Borghesi, è andata giù più dura. “Questo decreto – ha affermato – è l’ennesimo atto “del governo delle truffe di Stato, che intende andare avanti per la sua strada senza che la gente lo sappia e senza che quei ‘rompicoglioni’ dell’Idv lo denuncino”. E, prendendo spunto dalle dimissioni di Claudio Scajola da ministro e dai contrasti nel Pdl tra Berlusconi e Fini, Borghesi ha chiesto che “il presidente del Consiglio, emblematico sepolcro imbiancato in persona, venga in quest’Aula per dirci come intenda affrontare gli scandali e la mancanza di coesione politica che caratterizzano la sua maggioranza”.

La maggioranza ha difeso il provvedimento. “L’opposizione non guardi ai singoli provvedimenti emanati dal governo ma al loro insieme: si renderà conto che sono state date risposte adeguate alle necessità”, ha invitato Gianfranco Conte (Pdl) che ai banchi del centrosinistra ha detto: “Se avessimo aderito alle vostre richieste di aumento della spesa pubblica avremmo fatto la fine della Grecia”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Lega con il neo-capogruppo Marco Reguzzoni: “Davanti all’operato di un governo che sta evitando con la sua azione che l’Italia faccia la fine della Grecia e di altri Paesi in crisi, noi votiamo convintamente sì alla fiducia”, ha detto ricordando che “l’obiettivo resta quello di un Paese federale”.

Tra le principali novità introdotte durante i lavori in commissione si segnalano l’ulteriore stretta sulle frodi internazionali con l’obbligo di comunicazione alle camere di Commercio anche dei processi di ristrutturazione aziendale (fusioni o scissioni) che investono sedi all’estero delle imprese.

All’articolo due del decreto trova spazio, invece, un corposo pacchetto di modifiche al mercato dei giochi, come l’esclusione dagli obblighi di comunicazione antiriciclaggio per il lotto, le lotterie, i gratta e vinci e i concorsi pronostici come totocalcio e totogol. O ancora la norma che sposta in avanti i termini per la gara di assegnazione delle nuove licenze per le new slot e le slot di seconda generazione (le Vlt), così come la disposizione che vieta d’ora in poi l’installazione di apparecchiature (vedi totem) per il gioco on line se non in luoghi e con le modalità previste da apposita concessione.

Con una norma ad hoc introdotta all’articolo 2, viene inoltre prevista, la riorganizzazione del personale del ministero dell’Economia e delle Finanze con la doppia finalità: quella di chiudere le 103 sedi delle tesorerie provinciali e quella di fornire personale ai Monopoli per il lancio definitivo dell’agenzia dei giochi.