Dl Sicurezza bis divide il governo. Conte: “No ai rimpasti dopo elezioni”. M5s e Lega ai ferri corti

Governo diviso dl Sicurezza bis. Conte no rimpasto, tensione M5s-Lega
Dl Sicurezza bis divide il governo. Conte: “No ai rimpasti dopo elezioni”. Ma ferri corti tra M5s e Lega

ROMA – Il decreto Sicurezza Bis è stato cambiato da Matteo Salvini, che ora ne chiede l’approvazione. La tensione al governo sale con l’ennesimo decreto da approvare e mentre tutti già ipotizzano la caduta, il premier Giuseppe Conte placa gli animi. “Nessun rimpasto dopo le elezioni europee”, dice il premier. Anche Luigi Di Maio parla di stabilità, mentre Salvini dice: “Il governo c’è e va avanti”. Tutti sembrano voler proseguire il loro lavoro, ma M5s e Lega appaiono ormai chiaramente ai ferri corti nella lotta all’approvazione dei decreti in Parlamento.

Si inizia proprio dal decreto Sicurezza bis. Alcune criticità sul provvedimento sono state infatti manifestate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Giuseppe Conte in un colloquio riservato nei giorni scorsi. Sotto la lente del Colle ci sarebbero le multe a chi soccorre i migranti in mare e la scarsa chiarezza tra le attribuzioni dei ministeri. “Il provvedimento va approfondito”, sottolinea Conte che, anche in merito al Cdm di ieri, nega diverbi o risse ma avverte: “Non mi sento affatto sfiduciato: non dobbiamo leggere sui giornali e sui social affermazioni improprie”. Le criticità del dl con l’ultima bozza varata nel pomeriggio il Viminale sostiene di averle superate.

Ma Di Maio frena. “Prima di andare in Consiglio dei ministri bisogna risolvere questi dubbi di costituzionalità”, sottolinea il vicepremier M5S difendendo l’operato di Conte: “Non merita attacchi, è un premier di garanzia”. E mai come in queste ore, Di Maio si erge a difensore della stabilità, attaccando Salvini in quelle che lui reputa “derive estremiste”: “Dopo che la Lega ha aperto lo scontro con il Papa, con il segretario della Cei, adesso ci manca solo lo scontro con il presidente della Repubblica e abbiamo fatto la collezione”.

Un rimpasto di governo dopo il 26 maggio? “Le elezioni europee non mi sembra cambino la composizione del Parlamento, quindi il tema non si pone per quanto mi riguarda”. Di Maio apre quindi ad una nuova battaglia di bandiera per il M5S: “Il superamento del patto di stabilità per gli investimenti produttivi e sul sociale sociale. Questo ci consentirà di fare un patto per la crescita con l’Europa” e liberare risorse, “per ridurre il cuneo fiscale e i costi del lavoro”.  

Intanto la campagna s’infiamma. “La Lega non può essere votata da chi non vuole che il governo continui”, attacca Silvio Berlusconi. “Contro il governo dello stallo, noi e Lega siamo l’alternativa”, rimarca Giorgia Meloni nel tentativo della sua Opa su Fi. E Salvini? Dalla Puglia preannuncia un “risultato storico” il 26 maggio. Ma il tema è un altro: “La Lega chiede voti per le Europee o per la crisi di governo”, è la provocazione di Di Maio. 

A placare i toni è anche Salvini, che in serata dichiara: “Il governo c’è e va avanti, il voto di domenica non è sul governo. Io sono una persona leale. Prenderemo un risultato che non abbiamo mai visto nella storia della Lega. Non occorre essere uno scienziato per capire che la Lega molto probabilmente sarà il primo partito in Italia, ma userò questo consenso per cambiare l’Europa, non chiederò mezzo sottosegretario in più”.

E a chi grida al rimpasto replica: “Il governo va avanti fino al 2023, domenica si vota per cambiare l’Europa. Voglio andare in Europa per difendere il nostro made in Italy, i nostri imprenditori, i nostri lavoratori. Mi dispiacciono alcuni attacchi, alcuni toni, sono contento per quello che abbiamo fatto per gli italiani in questi mesi. Abbiamo altri quattro anni per andare avanti, dopo le elezioni mi auguro che i toni si abbassino”. In molti, però, non sembrano convinti e il punto di rottura tra M5s e Lega sembra ormai essere vicino.

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