Dl Sviluppo, Pdl ci riprova: riformulato l’emendamento ammazza-sentenze

Silvio Berlusconi e l’avvocato Niccolò Ghedini (Foto Lapresse)

ROMA  – Dopo il no del governo il Pdl ci riprova e riformula l’emendamento ammazzasentenze. Presentato al dl Sviluppo in modo più “dirompente”: si potrà ricorrere contro le sentenze passate in giudicato nei due anni antecedenti al decreto per ”manifesta violazione della legge” e non solo del diritto comunitario. Una sorta di escamotage, si commenta, per riaprire tutte le sentenze.

Nella nuova formulazione, Giuseppe Valentino (Pdl), tra i firmatari della proposta di modifica insieme a Franco Mugnai, Mariano Delogu e Carlo Sarro, non prevede più una sorta di quarto grado di giudizio, ma introduce un ennesimo caso di ricorso in Cassazione. 
L’effetto però sarà ancora più incisivo, è il commento del Pd, per due ragioni fondamentali: nella versione originaria della proposta di modifica targata Pdl, si parlava solo di “manifesta violazione del diritto comunitario“, mentre ora si parla più genericamente di “violazione della legge”.

E poi, come se non fossero bastate le polemiche, ora l’escamotage “ammazza sentenze” troverà la sua ragion d’essere nel momento in cui ogni sentenza passata in giudicato nei due anni antecedenti all’entrata in vigore della legge potrà venire rimessa in discussione.

Si potrà infatti presentare ricorso davanti alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione “vanificando così anni di processi”, lo spiega il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. In più, per presentare ricorso in Cassazione si avranno 180 giorni di tempo dall’entrata in vigore del decreto. Altra novità: si potrà trasformare in un ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione anche la pronuncia pendente davanti alla Corte di Giustizia Europea.

“Un sistema giudiziario ad personam”, quello che si potrebbe configurare grazie all’emendamento presentato al decreto Sviluppo. La riforma potrebbe infatti rivoluzionare le sorti di numerosi processi già passati in giudicato. Tra questi spicca il procedimento sul Lodo Mondadori, che deve ancora arrivare in Cassazione, o sul G8 di Genova, che davanti alla suprema corte ci è già passato decapitando gli ormai ex vertici della polizia.

Il ministro della Giustizia, Paola Severino, che non ha ancora letto la nuova versione, si era già detta contraria all’introduzione di un “quarto grado di giudizio”. Interpellata in merito a margine della conferenza dei direttori delle Amministrazioni penitenziarie, il Guardasigilli ha detto: “Se anche il nuovo emendamento avesse i problemi di carattere strutturale del precedente, il parere del governo sarebbe negativo. Se invece superasse il problema di una sorta di quarto grado di giudizio potrebbe essere preso in considerazione”

Secco il no del Pd. Contrario anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti: “Come è noto sono da sempre fautore di una riduzione degli attuali tre gradi di giudizio. Quindi non posso che vedere con disfavore l’ipotesi di aggiungerne addirittura un altro”, ”Oggi la Cassazione, anche le sezioni unite, è oberata dal carico di lavoro  – afferma – Immaginare di gravarla di questo ulteriore, al momento imprevedibile ma enorme numero di ricorsi – aggiunge Vietti- porterebbe al collasso del sistema oltre che snaturarne la sua attività di nomofilachia, finirebbe per fare il giudice del merito di se stessa”.

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