D'Urso, Grillo, Sardine...Schiaffi al Pd, che tanto gli piace D'Urso, Grillo, Sardine...Schiaffi al Pd, che tanto gli piace

D’Urso, Grillo, Sardine…Schiaffi al Pd, che tanto gli piace

Barbara D’Urso nella sua casa tv: ed ecco a voi un caro amico. “Vedi Barbara, facciamoci due risate” è il saluto di Nicola Zingaretti. Zingaretti fresco di dimissioni per “vergogna del Pd” che trova simpatico, stimolante, divertente andarci a fare due chiacchiere sopra da e con Barbara D’Urso. Quando si dice: la riflessione che impone il momento. Quando si immagine lo strazio interiore e intellettuale di una soffertissima scelta.

Tanto tempo fa proprio a queste latitudini per l’uomo (e la donna) che si occupavano di res publica (e non solo) veniva considerata essenziale una virtù, anzi una coltivata attitudine in certi frangenti. La chiamavano gravitas. Forte è il sospetto è che, a chiederne all’attuale ceto politico, penserebbero senza indugio e senza eccezione alla legge di gravità. 

Con D’Urso i frizzi, con le Sardine i lazzi

Le Sardine sono andate a occupare la sede romana del Pd per dichiarare che un “destro” non può essere il segretario del Pd. Chi lo dice chi è “destro”? Le Sardine. Con che titolo? Nessuno. Con quale legittimità politica? Nessuna. A nome di chi? Non si sa. Con quale metodo? Quello dell’occupazione (più mediatica che reale). In lunghissima astinenza da protagonismo un gruppo di quelle che furono le Sardine si è preso lo sfizio di un viaggio a Roma e si è tolto la fregola di un bel titolo al Tg.

Di fronte a questi scappatelli di casa cosa ha fatto il Pd? Ha detto: prego, accomodatevi, è casa vostra. Al Nazareno hanno accolto le Sardine i  gita come fossero i comitati di fabbrica di quando gli operai votavano a sinistra. Le Sardine impartivano istruzioni in una versione casereccia e bonaria delle guardie rosse, gli inquilini del Nazareno si son fatti mettere in testa il cappello d’asino.

Grillo, per i fondelli e per amore

Grillo il Pd lo ha preso per i fondelli. Ma con amore. Ha fatto sapere: ragazzi, magari il segretario ve lo faccio io, mentre Conte bada a M5S. Quel che è peggio per il Pd è che Grillo esagerava solo un po’: se la scelta di identità del Pd è quella del Fronte di cuori, menti, programmi e leader con M5S (Leu) in fondo c’è anche intercambiabilità di segretari.

Schiaffi al Pd, tanto gli piace

A quasi tutti viene facile se non spontaneo mollare oggi uno schiaffo al Pd. Tanto non c’è reazione, tanto al Pd piace. L’affollarsi di Sardine e D’Urso intorno al Pd segnala che la cosa non è più tanto seria, la realtà sta superando ogni immaginazione quanto a grottesco applicato.

Pd non regge governo Draghi. Perché Pd riformista poi così tanto non è.

Ma c’è del serio al Nazareno

Il serio, la ragion politica e sociale di quanto accade al Pd è che il Pd non regge o almeno è il partito che regge peggio il governo Draghi. Ma come? Draghi non dovrebbe essere finalmente (in teoria) il governo delle poche ma vere riforme, delle riforme vere dei connotati del sistema Italia, del cambio dei connotati per essere davvero europei e per non ricominciare a zoppicare e peggio anche quando Covid mollerà la presa? E il Pd non era questa la sua missione e identità? No, Draghi è arrivato e il Pd non c’era. Stava da un’altra parte, dove sta da tempo nonostante non se lo dica.

Il Pd è qui e oggi il partito di gruppi sociali (Pubblico impiego, personale della scuola, sindacati) tutt’altro che disposti alla riforme dei connotati del sistema produttivo e sociale. Il Pd è il partito della conservazione delle modalità (più che degli equilibri esistenti). Modalità cui aggiungere denaro europeo. Questo è il Pd e quindi coerentemente se arriva un Draghi allora il Pd si sente compresso e sospinto ad essere quel che è e non quel che è convinto di voler essere (forza riformista). C’è da meravigliarsi allora se un segretario perda un po’, come si dice, la brocca?

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