ROMA – Dopo le elezioni 2013 nel nuovo Parlamento entrano gli eletti di solo quattro coalizioni: centrosinistra, centrodestra, Movimento 5 Stelle e il centro delle liste promosse da Monti.
Restano fuori per aver fallito la soglia alla Camera e al Senato un gran numero di liste e di personaggi politici. E’ il caso di Rivoluzione Civile che, con Antonio Ingroia, ha raccolto circa l’1,8% al Senato (intorno a 550mila voti) e alla Camera il 2,2% (poco più di 750mila voti), più o meno la metà di quanto era riuscito a fare nel 2008 Antonio Di Pietro con l’Idv alleato del Pd. Anche l’ex pm di Milano, candidato di Rc, è quindi tra le vittime eccellenti del voto.
Niente da fare anche per Gianfranco Fini, capolista alla Camera in tutte le circoscrizioni di Fli, che raccoglie meno di 158mila voti e lo 0,46%. Meglio sono andate le cose ad Oscar Giannino che, nonostante la conclusione imprevista della campagna elettorale, ha raccolto l’1,12% alla Camera (378mila voti) e lo 0,91% al Senato (277mila). Numeri che tuttavia tengono anche i candidati di Fare fuori dal Parlamento.
Stessa sorte toccata anche ai Radicali riuniti da Marco Pannella nella lista Amnistia, Giustizia e Libertà, che ha raccolto poco più di 60mila voti sia alla Camera che al Senato, non andando oltre lo 0,2%.
Hanno fatto solo atto di presenza con lo stesso risultato (0,26% e 89mila voti alla Camera) anche il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando e Forza Nuova di Roberto Fiore.
Mentre ancora peggio è andata alla Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli (0,13%) e a Magdi Allam che con la lista Io Amo l’Italia ha raccolto lo 0,12% e circa 42mila voti.