Elezioni 2018: mille miliardi di esca. Più è grossa, più elettori abboccano

di Riccardo Galli
Pubblicato il 19 Febbraio 2018 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni 2018: mille miliardi di esca. Renzi, Berlusconi, Di Maio, Salvini. Più è grossa più abboccano...

Elezioni 2018: mille miliardi di esca. Più è grossa più abboccano…

ROMA – Elezioni 2018: mille miliardi di esca. E più grossa è l’esca, più elettori abboccano.

Mille miliardi di promesse. E’ il boccone agitato sotto il naso degli elettori dai vari Berlusconi, Di Maio, Renzi e Salvini. Mille miliardi di promesse che mai saranno realizzate ma a cui abboccano felici gli italiani. Se vuoi prendere un pesce grande, devi usare una grande esca. Principio che si adatta perfettamente alla campagna elettorale in corso e alla maggioranza di noi elettori. Tutti, da LeU alla Lega passando per i 5Stelle promettono mirabilia dai costi altrettanto mirabolanti, e puntualmente, chi più la spara grossa, più elettori fa abboccare.

Quotidiani e siti in questi giorni che precedono il voto del prossimo 4 marzo hanno giustamente fatto le pulci alle proposte-promesse dei vari partiti, traducendole nei classici soldoni. Hanno cioè verificato costi e coperture delle proposte formulate e inserite nei vari programmi di governo: dall’abolizione della Fornero all’addio al canone Rai, dalla flat tax al reddito di cittadinanza. Promesse che valgono la bellezza di mille miliardi. Cifra tonda perfetta per un titolo che però, vista la sua enormità, sfugge alla reale comprensione dei più.

E non c’è differenza tra destra e sinistra e nemmeno Movimento5S perché, puntualmente, le stime indipendenti svelano che le coperture proposte in campagna elettorale sono quantomeno fantasiose. Le promesse-proposte del centrodestra – scrive Paolo Baroni su La Stampa – “arrivano a pesare sino a un massimo di 300 miliardi (310 di costi e appena 10 di coperture, Berlusconi dice invece solo 110miliardi), soprattutto per effetto dell’introduzione della flat tax che nell’immediato produrrebbe 64 miliardi di minori entrare, addirittura 72 secondo altre stime (Brunetta parla invece di 50 ‘tutti coperti’ e la Lega di 66). Poi c’è il reddito di dignità, che a seconda delle soluzioni costa 26 o 45 miliardi (29 secondo Daveri de lavoce.info), l’aumento delle pensioni a mille euro (24 miliardi) e l’eliminazione dell’Irap (altri 22 miliardi).

Stesso discorso per il Pd che si ferma a quota 56 miliardi (39,7 di maggiori spese e 16,7 di minori entrate) In questo caso la voce più critica riguarda la riduzione strutturale del cuneo a favore del lavoro stabile che potrebbe arrivare a costare anche 12 miliardi (1,8 al massimo per il Pd). Il sostegno alle famiglie (bonus da 240 euro/mese) vale invece 9 miliardi, gli investimenti fuori dalle clausole europee ben 18 e 2,75 miliardi il raddoppio dei fondi per il reddito di inclusione. Sul fronte delle entrate il taglio dell’Ires farebbe perdere 2,9 miliardi, 1,8 l’estensione del bonus da 80 euro. Il programma del M5S comporta invece oneri per 63 miliardi (108 di spese e/o mancate entrate con coperture per 45). Differenti i numeri che forniscono i grillini che indicano costi per 78,5 miliardi e coperture per 79, col risultato miracoloso che il loro sulla carta sarebbe l’unico programma a produrre un avanzo (0,5 miliardi).

La norma cardine in questo caso è il reddito di cittadinanza valutato 15 miliardi a fronte dei 29 stimati da Baldini e Daveri su lavoce.info. Poi, tra gli interventi più onerosi, ci sono i costi dell’azzeramento della Fornero (11-15 miliardi), gli aiuti alle famiglie (14,5) e la riforma dell’Irpef (16). Il programma di Leu, infine, prevede spese per 30 miliardi (soprattutto per ridurre il peso delle tasse ai redditi più bassi e aiutare i meno abbienti) e saldo zero, visto che sarebbe interamente coperti da un recupero equivalente (e sempre virtuale) dell’evasione”. Tutti promettono meno tasse e maggiore spesa ma anche meno debito – debito che per la cronaca attualmente aumenta di circa 4.500 euro ogni secondo, si esatto ogni secondo – e incredibilmente c’è chi gli crede.

C’è chi voterà Silvio Berlusconi convinto che introdurrà la flat tax e c’è chi voterà per LeU, credendoli capaci di recuperare 30 miliardi dall’evasione, come c’è chi sceglierà i 5Stelle credendo – in questo caso in modo quasi fideistico – che metteranno tutto a posto in un attimo, conti compresi. E per fortuna di chi fa queste promesse c’è già la scappatoia pronta. L’unica certezza di questo voto è infatti che non produrrà nessuna maggioranza ampia, e chi vorrà governare dovrà mediare per ottenere i voti che gli servono attraverso alleanze o addirittura grandi coalizioni. Ed ecco pronto il prossimo colpevole delle promesse infrante: l’alleato. Quell’alleato che tra al prossimo giro andrà accusato nel nuovo mare delle promesse elettorali.