Elezioni: per chi vota il Generale Inverno? Sorteggio canaglia per i tre big

ROMA – Elezioni, per chi vota il Generale Inverno? Finita la sbornia dei sondaggi, ci si concentra sul fattore inverno: mai nella storia della democrazia italiana si è votato durante la stagione della neve e e del freddo e mai, nella storia televisiva, il Festival di Sanremo ha incrociato la campagna elettorale.

Sanremo. Questa, infatti, è la settimana del festival, da un punto di vista dell’audience un acchiappatutto che lascerà le briciole ai programmi concorrenti. Come le tribune elettorali per le quali, sfortuna per loro ha voluto, sono stati sorteggiati tre big, i candidati con più chance di successo, Bersani, Berlusconi e Monti. Tutti gli altri, Grillo in testa, sfrutteranno l’appuntamento televisivo la settimana dopo, potendo ovviamente contare su uno share di gran lunga superiore.

L’esordio del Festival condotto da Fabio Fazio, già accusato preventivamente di pendere a sinistra, sarà affidato a Maurizio Crozza, cui è stata concessa carta bianca (Fazio: “Dirà quello che vuole”). Le sue imitazioni sanno far male, una battuta ben scelta può fare danni enormi in termini di immagine. Davvero è così, davvero un comico è in grado di spostare voti in maniera decisiva? Berlusconi, intelligentemente, si è premurato di riconoscere la bravura di Crozza, non teme prese in giro e, forse, è il più attrezzato per cauterizzare eventuali ferite da satira. All’inizio ci aveva provato, “spostiamo il festival”, proposta subito mortificata dalla fulminante risposta di Fazio, “Dove?”. Il Giornale, quotidiano di centrodestra, oscilla tra un anticipo di condanna (“Crozza guida l’Armata Rossa”) e un sentimento di superiore distanza (oggi in prima pagina l’esortazione di un lettore a non aver paura di un comico qualsiasi).

Generale Inverno. E’ una assoluta novità votare di inverno. Anzi no, perché si votò nel mese di dicembre solo nel 1849, la prima volta del suffragio universale per eleggere la Costituente. Erano ammessi al voto solo gli uomini, il Papa in esilio volontario a Gaeta minacciava la scomunica per chiunque osasse partecipare alle elezioni (“mostruoso atto di smascherata fellonia” le definiva). Per la cronaca, a Roma votò il 50% degli aventi diritto. Mazzini non si presentò (sarebbe entrato con le suppletive), mentre Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, fu eletto, piazzandosi al 13° posto, su 16, nel collegio di Macerata.

Tornando a noi, chi ci guadagna e chi ci perde? Previsioni non se possono fare. Mancano i più elementari termini di confronto, non esiste un precedente qualificato. In linea di massima, si può però affermare, che storicamente la sinistra mobilita di più. Quindi, considerando che il meteo non promette nulla di buono per il 24 e 25 febbraio, è lecito supporre che gli elettori di centrodestra saranno condizionati, in negativo, in misura più grande degli elettori di centrosinistra. Sciarpa, guanti e cappello, il militante progressista si perde meno d’animo e soffre meno il freddo se c’è da mobilitarsi quando il partito chiama. Al limite impara a mettere le catene da neve all’auto. Ma, su questo maggiore senso da disciplina politica,  la classica mano sul fuoco non ce la mette proprio nessuno, anche con la colonnina di mercurio sotto zero.

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