Elezioni, cyber attacchi, hacker…Fumo o arrosto? Ecco come si fa

Allarme degli 007. Elezioni, cyber attacchi, hacker...Fumo o arrosto? Ecco come si fa
Elezioni, cyber attacchi, hacker…Fumo o arrosto? Ecco come si fa (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Elezioni, cyber attacchi, hacker…Ma davvero? Ma in concreto che vuol dire? E’ arrivata perfino un’allerta da parte dei Servizi di sicurezza nazionali. Ma allerta per cosa, sicuri che non si stiano creando figure e immagini fatte solo di fumo? Chi potrebbe davvero attaccare cosa? E come?

Prima cosa: le operazioni di voto, il voto, le schede, i conteggi, lo spoglio…tutto questo non può essere hackerato né sottoposto ad attacco cibernetico per la semplice e benedetta ragione che si vota su carta e non per via elettronica. In Germania e Norvegia hanno fatto esperienze di voto elettronico, hanno rinunciato e rimandato proprio perché è troppo difficile garantire la sicurezza, l’intangibilità delle procedure di voto.

Allora per attacchi cibernetici e operazioni di hackeraggio cosa si intende in concreto? Si intende per caso la propaganda elettorale via web? No di certo. Si intende il fatto che una buona parte della popolazione si informi (o creda di farlo) sui social network e con questi e solo con questi formi la sua opinione anche elettorale? Se si intende questo è come prendersela con il cielo perché piove e accusare gli angioletti di essere hacker ostili al bel tempo. Insomma se si intende questo non è una cosa seria.

Tutto fumo allora, intolleranza e insofferenza verso quello che, piaccia o no, è un luogo di formazione della volontà popolare, insomma il social network? Tutto fumo anche da disperata impotenza verso l’ideologia che anima e sottende la cultura da social network? Certo che c’è fumo, fumo di questo tipo nell’allarme elezioni-web (oltre all’eterno “io l’avevo detto scanso equivoci” che è la cultura istituzionale delle nostre burocrazie).

Ma c’è anche arrosto. Eccolo l’arrosto, ecco come si cucina. Partendo anche da un ingrediente minimo. Solo un esempio, un esempio fac-simile, preso dalla minima realtà a mostrare come si fa. C’è la notizia di un ragazzo di 17 anni accoltellato nel corridoio della scuola da un coetaneo. Nella notizia si precisa che l’accoltellato è di origine marocchina. A margine e a commento della notizia tal Gino Bernasconi (si firma così) appone un: “Fosse rimasto al suo paese non sarebbe successo”.

Accade qui, su questo sito di notizie, un lettore commenta a suo modo. E’ un commento acido, ostile al prossimo che ha come motivazione profonda quella di segnalare sempre e comunque il via gli stranieri. Ma non c’è nulla in questo commento stampato sul web che configuri illecito, tanto meno attacco cibernetico alle elezioni. Eppure da qui, da un granello non limpidissimo di sabbia sociale eppure innocente, si potrebbe partire. Volendo, organizzando.

Da quel “fosse rimasto al paese suo…” di uno poi un altro potrebbe mettere in cinguettio o in post la “notizia” che il ragazzo marocchino accoltellato e già “fuori posto” in Italia aveva fregato il posto in classe a studente italiano. Non il posto a sedere, no l’iscrizione a scuola. Ed ecco la conclusione: la casa popolare la danno prima agli immigrati che agli italiani e anche l’iscrizione a scuola.

Siamo ancora ai materiali più o meno inerti, l’attacco cibernetico alle elezioni ancora non c’è. Ma se qualcuno, non uno a caso e neanche mille e mille da casa loro ognuno per sui conto, ma se qualcuno in maniera organizzata e per lavoro fa rimbalzare e diffondere di profilo in profilo, account e account “marocchino frega iscrizione a scuola a italiani e causa rissa in corridoio” eccola l’offensiva elettorale via web.

Si può fare, si può fare…negli Usa si è potuta organizzare efficace offensiva via web che ha sostenuto con successo come e dove Hillary Clinton spingesse fanciulle alla prostituzione. Si può fare, si può fare…qui da noi si è organizzata efficacissima offensiva via web che ha sostenuto con straordinario successo come l’Italia sia un paese di tutti truffati dalle banche oscurando totalmente che i truffati (e non) sono stati quasi tutti rimborsati quasi in toto dal governo (anzi dai contribuenti).

Si può fare l’attacco alle elezioni, si organizza una centrale di diffusione sui social network di false notizie che certa opinione pubblica e buona parte di popolo attende come acqua per gli assetati. E le si fa rimbalzare e montare, montare e montare. Crescono e si moltiplicano, colonizzano anche le intenzioni di voto. Si può fare se qualcuno vuol farlo e forse qualcuno lo fa, lo sta facendo davvero.

Ma che reato è e che senso ha lanciare allarmi istituzionali? Non è questione di tribunali, leggi, polizia. Mentire è peccato morale e civile ma è arduo, improbabile e perfino ipocrita voler fare della bugia politica una violazione di legge. I giornali-bugia sono sempre esistiti, a tutte le latitudini. In Italia sono poi una specialità che gode di una sua…reputazione! Ma nessuno ha mai parlato di attacco cartaceo alle elezioni.

Se qualcuno si organizza, magari con qualche aiutino di oltre frontiera ma vallo a dimostrare, a raccontare balle che fermentano voti, a concimare opinioni correnti con concime non certo chimico…Se qualcuno si organizza in Rete per stendere la rete di una propaganda elettorale, anzi sociale, bugiarda è un gran guaio, una grave malattia. Ma non è reato ed è inutile ululare alla luna lamentandosi e allarmandosi qualunque cosa questo significhi.

La falsa informazione, meglio se organizzata e confezionata, è quella che si scambia buona parte di popolo e che a buona parte di popolo piace. Fino a che non si avranno il coraggio civile e la forza politica di dire che non è vero che il popolo ha sempre ragione (questo e non altro è il populismo) il turbarsi per gli attacchi via web alle elezioni è il turbarsi per le escoriazioni quando ci si è rotti cadendo entrambe le gambe.

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