ROMA – Più che Cosentino, potè la vergogna: secondo l’Ansa Nicola Cosentino non è candidato al Parlamento nelle liste del Pdl. Almeno per ora.
Il Pdl è ancora in conclave per definire le candidature, soprattutto quelle “scomode” dei cosiddetti “incandidabili”. Sono giorni che si discute se inserire o meno Cosentino ma nel primo pomeriggio fonti parlamentari fanno filtrare la notizia: Cosentino è fuori. Almeno per ora… Visto che poche ore prima il Pdl campano aveva invece esultato su Twitter scrivendo: “Il nostro leader Nicola Cosentino torna in campo. Il Popolo della Libertà campano ne va fiero. Ora sapremo batterci come leoni!”.
Ma alla fine forse, più che Cosentino, è prevalsa la vergogna. Vergogna che non deriva solo dal tentativo di ricandidare uno che è sospettato di avere legami con la camorra. Ma anche per altre circostanze quantomeno imbarazzanti. A partire dallo strano caso delle liste sparite con gli atti di accettazione delle candidature per il Senato e per la circoscrizione Campania 2 alla Camera. Per poter consegnare le liste entro le 20 di questa sera si stanno nuovamente raccogliendo in fretta e furia le firme dei candidati.
Altro caso in Abruzzo, dove lo stesso popolo Pdl è in rivolta perché Berlusconi ha deciso di ricandidare Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, due transfughi dall’Idv. Il governatore Gianni Chiodi minaccia di dimettersi, e forse Scilipoti alla fine sarà dirottato sulla Calabria.
Caos anche per le liste della Liguria, dove si sono fatti fuori alcuni dirigenti locali per far spazio ai vari Daniele Capezzone o Augusto Minzolini, l’ex direttore del Tg1.
E poi ancora, il Pdl stava tentando di ricandidare Marco Milanese, in passato consulente dell’ex ministro Tremonti e deputato del Pdl, coinvolto in alcune inchieste giudiziarie, ricandidato. Una vergogna passata subito grazie allo stesso Milanese che ha deciso di rinunciare.
Infinte in serata arriva la notizia che per l’ex ministro del governo Berlusconi, Raffaele Fitto, indagato a Bari per corruzione, illecito finanziamento pubblico ai partiti, peculato e per due episodi di abuso d’ufficio, sono stati chiesti 6 anni e 6 mesi di reclusione. Berlusconi rinuncerà anche a lui?
Forse alla fine il Cavaliere, che si presenta lui stesso come capolista al Senato praticamente ovunque, (nel Lazio seguito da Maurizio Gasparri) deve aver pensato che candidare anche Cosentino, rinfocolando una fiamma di rabbia già accesa, fosse veramente troppo.