Elezioni regionali, sospetti incrociati nel centrodestra: il flop di Salvini riapre i giochi sulla leadership Elezioni regionali, sospetti incrociati nel centrodestra: il flop di Salvini riapre i giochi sulla leadership

Elezioni regionali, sospetti incrociati nel centrodestra: il flop di Salvini riapre i giochi sulla leadership

I risultati delle elezioni regionali riaprono i giochi sulla leadership di Matteo Salvini all’interno del centrodestra

Niente sette a zero: il probabile pareggio 3 a 3 alle elezioni regionali (escludendo dal conto la Val D’Aosta) scuote il centrodestra e fa traballare la leadership di Matteo Salvini, ancora sconfitto in Toscana come accadde a gennaio in Emilia-Romagna.

Il gelo di Salvini

Il segretario leghista taglia corto parlando di 15 regioni su 20 in mano al centrodestra, però è evidente che i suoi piani erano altri.

Per settimane aveva attribuito al Covid il crollo nei sondaggi. Ma il lockdown è ormai passato da mesi e i numeri non sono quelli delle europee.

Anche la notizia della Lista Zaia che surclassa quella ‘ufficiale’ della Lega in Veneto rischia di riaprire la ‘vexata questio’ sulla competizione tra il il governatore veneto e il leader della Lega. 

Va molto meglio a Giorgia Meloni che avanza ovunque. Primo partito dell’alleanza in Puglia come in Campania, conquista le Marche con un suo uomo e sfiora l’en plein con Raffaele Fitto in Puglia.

Le elezioni regionali in Puglia

Ma è proprio in questa Regione che scatta l’ora dei veleni e dei sospetti incrociati: qui nelle settimane prima del voto s’è consumata una sfida nella sfida, una lotta a colpi di sondaggi, molto accesa, tra la Lega e Fratelli d’Italia per stabilire chi si dovesse candidare contro il governatore uscente Michele Emiliano.

Alla fine, dopo una lunga serie di vertici tra i leader, la spuntò a fatica il partito di Giorgia Meloni, ma quella faida potrebbe aver lasciato sul campo malumori e possibili strascichi e ripicche.

Letti i primi dati, seppure parziali, fonti locali vicine a Fratelli d’Italia e Forza Italia, di fronte al crollo della Lega, hanno storto il naso, arrivando a ipotizzare scarso impegno, se non addirittura un boicottaggio ai danni di Raffaele Fitto.

Solo rumors, senza alcuna conferma. Tuttavia i numeri sono quelli: secondo le ultime proiezioni, il partito di Matteo Salvini, con 7,9% dei consensi, sarebbe il terzo e ultimo partito della coalizione, battuto da FdI, al 13,3% e persino da Forza Italia, al 10,9%.

Del resto, le stesse fonti, da tempo avevano notato la scarsa vicinanza del segretario leghista nei confronti di Fitto, durante il suo tour elettorale nella Regione. C’è chi sostiene che l’ex ministro dell’Interno non abbia mai nemmeno citato il suo nome.

Le parole di Lorenzo Fontana

E proprio la sconfitta di Fitto fa dire a Lorenzo Fontana, numero due della Lega, quanto sia necessario per tutto il centrodestra aprire una riflessione nel Sud. A partire da un netto ricambio di personale politico: “Tutti dobbiamo porci delle domande e magari anche un rinnovamento della classe dirigente. Il centrodestra deve puntare ad avere un linguaggio nuovo e quindi anche persone nuove, non è tanto una questione di competenze ma di immagine e mediatica, l’elettorato forse chiede rinnovamento”.

Veleni a parte, sono tante le partite che si aprono all’interno del centrodestra, ormai convinto che questo voto rafforzi l’esecutivo e che non ci sia stata alcuna spallata.

La Lega chiede lo scioglimento delle Camere

A caldo, Lega e Fdi, prima con Edoardo Rixi, poi con Riccardo Molinari e la stessa Giorgia Meloni, hanno chiesto lo scioglimento anticipato delle Camere, come logica conseguenza della vittoria del sì. Una richiesta che però rischia di rimanere isolata.

Semmai, il confronto vero sarà sulla legge elettorale e sul modo con cui rapportarsi con un governo alle prese con la gestione del recovery fund, tra la tentazione di collaborare e quella di fare le barricate in Parlamento. (Fonte: Ansa)

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