PALERMO – La Sicilia è andata alle urne per il primo turno delle elezioni amministrative il 9 e 10 giugno. Lo spoglio delle schede procede lento, ma il centrosinistra è avanti in tutti i capoluoghi chiamati al voto: Catania, Messina, Ragusa e Siracusa.
Arrancano invece il Pdl e tutto il centrodestra, che rischia di perdere i quattro capoluoghi di provincia governati da anni. Non sfonda il Movimento 5 stelle, che spera di andare al ballottaggio a Ragusa, ma che potrebbe rimanere fuori da molti consigli comunali, a partire da Catania dove il candidato sindaco è intorno al 3%. Un colpo duro per il Movimento 5 stelle, che alle elezioni regionali nella città di Catania aveva ottenuto il 16% dei consensi.
Per avere i risultati definitivi bisognerà attendere ancora, così come per avere quelli delle liste. L’unico dato certo è quello relativo all’astensionismo: oltre mezzo milione di elettori su un totale di un milione e 600 mila ha disertato le urne.
Esulta il presidente della Regione siciliana, ispiratore del movimento ‘il Megafono’, Rosario Crocetta: ”Il voto rafforza l’azione del mio governo e smentisce chi aveva detto che avremmo fatto perdere il centrosinistra”, dice. Poi Crocetta avverte: ”Penso che si dovrà arrivare a una federazione col Pd, per fare un nuovo modo di fare partito: non quello del secolo scorso, ma quello che si contamina con i movimenti”.
Canta vittoria anche il segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo: ”Siamo primi in tutte e quattro le città siciliane importanti, sono cifre più che positive che premiano il Pd”.
Gli scrutini vanno a rilento in molti dei 142 comuni al rinnovo: il dato sull’affluenza, pari al 66%, è arrivato a distanza di oltre tre ore e mezza dalla chiusura dei seggi per problemi in alcune sezioni, soprattutto a Messina e a Catania, dove in due seggi si sono verificati errori nella conta delle schede. Manca tra l’altro il raffronto con le precedenti amministrative, perché secondo l’ufficio elettorale della Regione siciliana, che ha raccolto i dati dai comuni, ”è impossibile effettuarlo su base provinciale”. A creare confusione tra i presidenti di seggio anche la doppia preferenza di genere, introdotta proprio in questa tornata elettorale.
Il risultato più netto si profila a Catania. L’ex ministro Enzo Bianco (Pd-Udc-Megafono-Articolo 4), in passato due volte sindaco, è a un passo dalla terza elezione, già al primo turno: è poco sopra al 50% con quasi venti punti di vantaggio sul sindaco uscente, Raffaele Stancanelli, sostenuto dal centrodestra, che si attesta al 36%.
Anche a Messina i risultati sono a favore del centrosinistra: il candidato sindaco Felice Calabrò è vicino al 50%, mentre per la seconda piazza è testa a testa tra la sorpresa Renato Accorinti, presidente del comitato ‘No ponte’, ed Enzo Garofalo del centrodestra.
Negli altri capoluoghi si va al ballottaggio. Sorprendente il risultato a Siracusa: in avanti è il candidato del centrosinistra Giancarlo Garozzo (sopra al 30%), dietro c’è Ezechia Paolo Reale, sostenuto da liste civiche e soprattutto dal deputato regionale del Pdl, Vincenzo Vinciullo, che alla vigilia del voto è stato sospeso per non avere appoggiato il candidato ufficiale del partito Edy Bandiera, terzo ma per un pugno di voti.
A Ragusa è primo il candidato del centrosinistra Giovanni Cosentini (intorno al 30%), segue il grillino Federico Piccitto, che stacca di qualche punto l’ex presidente della Provincia di centrodestra Franco Antoci.
In attesa dei dati definitivi, il portavoce dei Cinquestelle in Sicilia, Giancarlo Cancelleri, mette le mani avanti: ”Siamo un movimento giovane e ci sta se abbiamo sbagliato qualcosa, comunque dobbiamo ripartire dalla Sicilia”. E riflette sull’astensionismo: ”Il fatto che per le comunali i cittadini non vadano a votare deve farci interrogare”, ma ”la dice lunga su quello che è l’appeal della politica” e quindi ”va fatta una riflessione. Il nostro obiettivo era quello di entrare in tutti quei comuni dove siamo riusciti a fare delle liste. Già questo sarebbe per noi un buon risultato”.
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