ROMA – “Possiamo vincere, l’Emilia non è l’Umbria. Se il M5S non dialoga resterà marginale”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Stefano Bonaccini, attuale Presidente dell’Emilia Romagna. Fa bene il candidato della sinistra a darsi coraggio, ne ha davvero bisogno perché se deve guardare ai sondaggi… In particolare uno, rimasto top secret nelle stanze della segreteria emiliana ma svelato da Fabio Martini, cronista politico de La Stampa, fa presagire una vera Waterloo per l’ex fortino rosso d’Italia.
Tra i 5 e i 7 punti di distacco dalla destra
Mai era successo in un secolo, in cento anni di vita politica italiana, che tutto il centrosinistra galleggiasse tra i 5 e i 7 punti percentuali dietro la colazione di centrodestra a trazione Salvini. “Oggi per quale coalizione votereste alle elezioni regionali del 26 gennaio?”, il quesito oggetto di sondaggio a oggi prevede una risposta inaudita. Meno grande è il divario invece tra i due candidati presidenti, più equilibrata la gara tra Bonaccini, dato in progressivo recupero, e la leghista Lucia Borgonzoni.
Ma Bonaccini recupera sulla sfidante
Il Pd emiliano partirà proprio da questo dato per tentare la rimonta, del resto mancano ancora tre mesi all’appuntamento elettorale. Sembra – lo suggerisce l’esperta di sondaggi e di campagne elettorali Alessandra Ghisleri – che il profilo della Borgonzoni sia abbastanza marcato, riconoscibile, tanto da fare un po’ d’ombra all’asso pigliatutto Salvini. Borgonozoni, è il senso, è conosciuta e riconoscibile, forse un problema nell’attuale centrodestra.
La leghista Borgonzoni volto conosciuto: un problema?
“Salvini avoca tutto a sé perché sa di rappresentare un traino. Ma in questo caso c’è una differenza: in tutte le regioni nelle quali il centrodestra sinora ha vinto, i candidati erano meno conosciuti di quanto non lo sia Borgonzoni in Emilia e questa può diventare una difficoltà”.
Emergenza democratica
Altri due fattori saranno decisivi per il risultato finale. I 5 Stelle si risolveranno ad appoggiare il candidato più forte alternativo alla destra (e, occasionalmente, alleato nel governo nazionale)? E, soprattutto, quando il partito si appellerà alla sua gente per mettere un argine allo strapotere di una destra-destra, il popolo di sinistra si ricorderà della storia e della tradizione per fare da baluardo all’emergenza democratica? (fonte La Stampa)