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Parte la scommessa di Emma Bonino: dal Lazio per “resuscitare” la sinistra

di Emiliano Condò |12 Gennaio 2010 19:14

Emma Bonino

Emma Bonino sarà la candidata del Partito Democratico per il Lazio. Pierluigi Bersani, infatti, ha detto sì e sarà l’esponente dei radicali, quindi, a contendere la poltrona di governatore alla sindacalista Renata Polverini candidata, ufficiale, del Popolo della Libertà.

Nel caso della Bonino, invece, l’ufficialità manca ancora ma il placet di Bersani e le parole di augurio di Nicola Zingaretti, fanno pensare che, forse, stavolta, è solo questione di ore. La vicepresidente del Senato, dopo il lungo confronto con Bersani di martedì mattina scalpita anche perché la sua avversaria, nel frattempo, ha già tappezzato la città con  manifesti e slogan. Su una cosa la candidata e Bersani sono certamente d’accordo: «Il tempo stringe» ha detto Bersani, «ogni minuto è prezioso» ha fatto eco la Bonino.

L’impresa, per la vicepresidente del Senato è difficile, quasi disperata. Innanzitutto ci sono i numeri: l’ultimo sondaggio, pubblicato da Gpg il 7 gennaio  assegna alla candidata del Centrodestra il 51% contro il 48% di Emma Bonino. Due punti percentuali non sono molti ma c’è da considerare che, almeno per il momento, la Polverini sta di fatto correndo in solitario (nei suoi manifesti non c’è ancora il simbolo del Pdl) e che il partito di maggioranza relativa non ha ancora messo in moto la sua macchina elettorale.

C’è di più:  il Lazio, nelle intenzioni della radicale, forse rappresenta solo la punta dell’iceberg di un progetto politico molto più ambizioso e complesso: rimettere insieme quel che rimane del centrosinistra. Un compito che la Bonino si è auto-attribuita causando, tra i democratici, più di qualche mal di pancia.

Anche perché la vicepresidente del Senato è una dalle idee ben chiare e non tutte condivise dal partito. C’è la questione della laicità, argomento tabù per un partito che si sfilaccia e perde i pezzi ogni volta che si tocca un tema eticamente sensibile. E c’è anche la questione del finanziamento pubblico ai partiti, una questione su cui la senatrice radicale non sembra avere la minima intenzione di fare retromarcia.

Emma Bonino si è candidata da sola dopo settimane di stallo. Il Pd, “impallato” nel Lazio come lo è ancora in Puglia e Campania, ha accettato la vicepresidente del Senato. Una candidatura in parte liberatoria, in parte subita. Dopo il “no” dell’attuale presidente della Provincia di Roma Zingaretti per Bersani la Bonino è una soluzione ottimale per togliere le castagne dal fuoco anche perché consente di aggirare l’ostacolo delle primarie, croce più che delizia, di queste elezioni Regionali per il Pd. Va bene la democrazia, va bene la base, ma per i democratici, nonostante le resistenze di Ignazio Marino e degli altri partiti della coalizione, è tempo di presentare un candidato, pena ulteriore perdita di terreno.

Lo scontro nel Lazio, in ogni caso, si presenta come anomalo e interessante. Due donne, innanzitutto. E questo è già fuori norma. E poi due donne che hanno con i partiti che le appoggiano un legame quantomeno ambiguo.

La Polverini è in vantaggio, questo è certo: è partita prima, ha l’appoggio – con l’eccezione del quotidiano Il Giornale – di tutto il Pdl, piace anche ad alcuni settori del centrosinistra. Emma Bonino ha l’handicap della partenza in ritardo, dell’eredità Marrazzo e di un partito che non riesce mai a prendere una posizione compatta. Ma, come ha detto Zingaretti, «col Pd mobilitato e con Emma si può vincere».  Yes, she can.

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