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Enrico Letta, l’ostacolo dei nomi. Pochi ma buoni, 18 scelte difficili

di Viola Contursi |14 Febbraio 2023 12:17

ROMA – Enrico Letta premier, primo ostacolo: trovare i nomi dei futuri ministri. Ostacolo perché Letta dovrà mixare e il mix non è semplice. Dovrà fare pochi nomi (diciotto si dice) li dovrà fare buoni, dando anche il senso della novità, e li dovrà fare dosando in egual misura tecnici e politici. Non potrà avere un governo di soli “professori” altrimenti sarà una riedizione sbiadita del governo Monti: il Pdl e anche una parte del Pd se ne tirerebbe fuori. Non potrà fare un governo di “vecchi” perché la situazione politica segue il trend del “nuovo è bello”. Ma dovrà anche decidere con saggezza dove collocare i politici, ovvero evitare di dare a una parte o a un’altra ministeri “sensibili” come ad esempio l’Economia, o la Giustizia.

Non appena avuto l’incarico Letta l’ha detto subito: “Il totoministri ora impazzerà con i nomi più improbabili, ma io vi dirò tutto se scioglierò la riserva, quando tornerò dal presidente Napolitano”.

Ma i nomi girano e lui scioglierà probabilmente le riserve domani sera e presenterà la sua squadra. Iniziamo dai vicepremier: per la destra si parla di Angelino Alfano o di Renato Schifani, per il centro di Mario Mauro. A palazzo Chigi si potrebbe poi arrivare all’imbarazzante tandem nipote-zio con Enrico alla presidenza e Gianni Letta come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e sarebbe la quarta volta per lui (già lo fu ai tempi di Silvio Berlusconi nel 1994, nel 2001 e ancora nel 2008).

Al ministero dell’Economia quasi sicuramente andrà un tecnico: i nomi che girano sono quello “ingombrante” di Mario Monti, che ha già detto di essere “a disposizione”, Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, sempre da Bankitalia.

Alla Giustizia, altro ministero che deve rimanere incolore e che quindi sarà con molta probabilità dato a un tecnico, sono in lizza (ma sono sempre rumors) Luciano Violante, Pietro GrassoFranco Gallo e il costituzionalista e “saggio” Valerio Onida.

Quest’ultimo è dato come possibile anche al ministero delle Riforme, insieme all’altro saggio Gaetano Quagliariello. Agli Esteri si sono fatti i nomi di Massimo D’Alema, di Mario Monti, di Enzo Moavero Milanesi  e di Emma Bonino. Se gli Esteri dovessero, come si preannuncia, andare a un politico, gli Interni potrebbero essere affidati a un tecnico, e il nome più quotato è quello della già ministra Anna Maria Cancellieri.

Allo Sviluppo economico si pensa a un tecnico: si fanno i nomi di Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, Giovanni Pitruzzella, garante Antitrust, Giampaolo Galli (Pd). Per il Lavoro si parla di tecnici ma non solo:  Sergio Chiamparino, il giuslavorista Carlo Dell’Aringa, Graziano Delrio (presidente dell’Anci).

All‘istruzione, un tema su cui sinistra e destra non sono mai andati d’accordo, si guarda a nomi politici sì ma trasversali, come può essere quello di Mario Mauro (Scelta civica). Alla Salute si prenota invece il centrodestra: Silvio Berlusconi ci vedrebbe bene il suo medico di fiducia Alberto Zangrillo, primario al San Raffaele.

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