ROMA – Il governo di Enrico Letta ha la fiducia della Camera. I deputati hanno votato alle 21 di lunedì 29 aprile. Su 623 deputati 453 hanno detto sì, 153 no, 17 (Lega Nord) si sono astenuti.
IL PROGRAMMA DEL GOVERNO LETTA – La “rivoluzione ” di Enrico Letta parte dall’Imu e dal mancato aumento dell’Iva. Dal reddito minimo per le famiglie bisognose, fino alle riforme costituzionali, il superamento del bicameralismo perfetto, la riforma elettorale. Il discorso di Letta al Parlamento per incassare la fiducia è di ampio respiro ed è un discorso anche politico. Un programma ambizioso e costoso, non ha detto Letta dove trova i soldi per riforme di questo tipo ma non era l’occasione per farlo.
Da Napolitano è arrivata l’ultima chiamata, ha spiegato Letta annunciando che da mercoledì partirà per un viaggio a Bruxelles, Berlino e Parigi. “Perché questo è un governo europeo ed europeista”. C’è molta Europa nel discorso di Letta che però dice agli altri partiti di non voler governare a tutti i costi. C’è una “Convenzione” da mettere in piedi, ossia un tavolo per le riforme costituzionali, le cosiddette riforme istituzionali. Si dà un tempo: 18 mesi. Se tra un anno e mezzo si verificheranno eventuali veti contrapposti e in caso di un sostanziale stallo ne prenderà atto. Ovvero, potrebbe dimettersi.
Letta dice di voler collaborare anche con chi non voterà la fiducia al suo governo: Lega e M5S. Lancia dei messaggi a queste forze politiche e sono contenuti nel suo programma. L’abolizione della legge che regola il rimborso ai partiti (ma non l’abolizione del finanziamento tout court) parla ai grillini. Il Senato federale parla alla Lega. Certo, in Aula i Cinque Stelle parlano del governo Letta-Alfano come del governo Stato-Mafia, ma Letta rilancia il suo appello: “Scongelatevi”.
Bersani lo benedice, il Pdl è il più entusiasta e ci guadagna anche in termini di consensi. Incassata la fiducia, entro martedì, il primo passo di Letta sarà quello di partire per un tour “di presentazione” europeo: Berlino prima, poi Parigi e Bruxelles. Al ritorno un Cdm che darà un segnale sul tema costi della politica: via alla doppia indennità parlamentari-ministri, i ministri del governo Letta avranno quindi il solo stipendio da parlamentari.
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