Enrico Letta premier incaricato. Il Pd sfida gli anti-inciucio

ROMA – Enrico Letta premier. Il Pd ci mette la faccia e sfida gli anti-inciucio.Napolitano lo ha convocato al Colle dove Enrico Letta riceverà l’incarico di formare un  nuovo governo. Enrico Letta era il vice di Bersani, gli è stato accanto nella sua disastrosa corsa a Palazzo Chigi: dopo che il “governo del cambiamento” con Grillo si è rivelato una chimera, Napolitano ha scelto proprio lui  per guidare un esecutivo verso quelle larghe intese che il Partito Democratico teme più delle sabbie mobili.

Ieri, durante la Direzione Nazionale, Rosy Bindi metteva in guardia proprio dal “sacrificare” Letta (“servi qui al partito ora”): un dirigente di così alto profilo significa sì metterci la faccia, ma anche costringere il Pdl a metterci la sua, con i pezzi da 90 del partito indigeribili, addirittura tossici per l’elettorato piddino. Accettare che sia Letta a condurre un governo del Presidente significa accettare quella responsabilità di cui parla Napolitano, in senso pieno, senza indugi o riserve.

Come orgogliosamente rivendicava Anna Finocchiaro, sfidando la piazza, la sua piazza, quella democratica: “anche se fuori ci lapidano”, si faccia quel che si deve, è stata la sua esortazione. Il governo del Presidente poggerà su pochi punti qualificanti, grosso modo quelli elaborati dai “saggi”. Ma non sarà un Monti bis, che dapprima è riuscito ad approvare alcune importanti e impopolari riforme ma che poi non è riuscito a fare il salto di qualità su sviluppo e crescita perché, nei fatti, abbandonato a se stesso.

Un “governo di responsabilità” lo aveva già chiamato lo stesso Letta che già nel nome (Gianni Letta, storico consigliere di Berlusconi è suo zio) assicura volontà di dialogo e compromesso. “Inciucio” dicono i contrari, quelli che Galli della Loggia oggi sul Corriere della Sera accomuna negli adepti del “sospetto universale”, “inciucio” la parola che solo a pronunciarla fa inorridire Napolitano. Il Movimento 5 Stelle è chiaramente all’opposizione dove incontrerà i parlamentari di Vendola, prima vittima delle larghe intese. Ma è al Pd che bisogna guardare, al partito capace negli ultimi giorni di cannibalizzare ogni suo esponente anche autorevole. Il “vecchio” Marini, uno che ha subito il trattamento, ieri in Direzione ha dato battaglia, ha cazziato chi ancora vagheggiava altri impossibili accordi con Grillo, ha ricordato come sia il “principio di realtà” che deve guidare le decisioni di un partito che aspiri a governare.

D’altra parte, se il Pd si piega a un governo Pd-Pdl-Scelta Civica a guida Letta significa che accetta il rischio del bacio della morte del Pdl. Un governo “forte e duraturo” come chiede un soddisfatto Berlusconi non è auspicabile: Renzi, nel frattempo si prenderà il partito ma non potrà essere tenuto a lungo in naftalina ad aspettare nuove elezioni. In effetti, a Renzi la prospettiva Amato conveniva, in fondo, anche a livello generazionale, il pur esperto Letta è sufficientemente giovane per costituire un rivale temibile. A Berlusconi va bene tutto, voterebbe tutti, tanto alla prima occasione può sempre far saltare tutto e avviarsi verso urne che i sondaggi gli riferiscono favorevoli.

Renato Brunetta, tra i colonnelli del Pdl: “Noi avevamo indicato sia Giuliano Amato che Enrico Letta. La preferenza di Berlusconi era indicare la persona più qualificata e apprezzata da Napolitano, Berlusconi aveva rimesso nelle mani del capo di Stato il giudizio finale”.

Anche Fassina, sinistra Pd, non trova ostacoli: “Noi avevamo nomi, soluzioni interne di grande qualità ma abbiamo preferito evitare di costituire intralci rispetto a un lavoro delicato. Comunque l’ipotesi Letta è forte, potrebbe essere una soluzione di equilibrio”. Così come Andrea Olivero di Scelta Civica: “Napolitano vuole una figura che sia esperta, ed Enrico Letta lo è, e che possa imprimere un’accelerazione nel senso del cambiamento”.

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