Sul profilo Facebook di Enza Bruno Bossio alla voce “orientamento politico” si legge “di sinistra”. Basterebbero queste due definizioni, calabrese e di sinistra, per descriverla.
Enza Bruno Bossio è un tipo tosto, con la fama di chi non la manda a dire. La incontriamo alla Camera e le chiediamo cosa ne pensa di questi primi sei mesi di governo gialloverde.
“Siamo al mix perfetto di arroganza e incompetenza, di improvvisazione unita alla ossessione della propaganda sempre e comunque. – esordisce – Guardi alla manovra, ad esempio: sono partiti con ‘Prima gli italiani. Spezzeremo le reni alla UE. Sforeremo il 2,4. Juncker ubriacone’ e le esibizioni dal balcone di Palazzo Chigi. Hanno stressato i mercati facendo perdere ai risparmiatori italiani decine di miliardi. Sono finiti che la manovra si è attestata al 2,04 e se la sono fatta scrivere da Juncker e Moscovici. Ma quel che è peggio è che la tanto decantata “manovra del popolo” non prevede un euro di investimento, produce disoccupati, taglia 4 miliardi alla scuola pubblica, toglie ai pensionati e al volontariato e, a detta di tutti gli osservatori indipendenti, compreso l’Ufficio parlamentare di bilancio, aumenterà le tasse e genererà recessione. Senza contare che, per la prima volta nella storia repubblicana, hanno costretto il Parlamento a votare una legge di bilancio che nessuno conosce, neanche il Governo che la propone.
Eppure, On. Enza Bruno Bossio, dicono che le misure-bandiera ovvero quota 100 e reddito di cittadinanza ci saranno e non subiranno cambiamenti
Sono prigionieri della loro stessa narrazione. Gli italiani non tarderanno ad accorgersi che non c’è niente dietro la cortina di propaganda che stanno diffondendo da mesi. Stanno discutendo di cose virtuali, sulle quali non hanno scritto un rigo non dico di una norma ma nemmeno di un documento programmatico. Si prenda ad esempio il cosiddetto reddito di cittadinanza: non si capisce chi lo percepirà, per quanto tempo e quali requisiti dovrà avere. Ogni giorno escono nuove indiscrezioni e anticipazioni. Non si capisce come intendono riformare i centri per l’impiego e in quanto tempo.
Tuttavia lei è una sostenitrice storica del reddito di cittadinanza
Appunto perché lo sono, assisto con grande preoccupazione al modo con il quale i 5 stelle e in particolare Di Maio, stanno trattando la questione. Per capirci quanto dichiarano (non c’è nulla di scritto finora) è persino in contrasto con quanto avevano scritto nella proposta di legge da loro stessi presentata nella scorsa legislatura. Perfino la denominazione, reddito di cittadinanza, è impropria. Il reddito di cittadinanza non esiste in nessuna parte del mondo, tranne in Alaska, dove ad ogni cittadino è garantito dalla nascita e fino alla morte un reddito che è frutto delle royalty dei giacimenti di petrolio presenti su quel territorio. In realtà quello che si propone è un reddito minimo o di inclusione, come quello che già è in vigore ed è stato voluto dai governi del PD nella passata legislatura.
Allora On. Enza Bruno Bossio, perché il PD ha perso le elezioni?
Il PD ha perso le elezioni perché non ci ha creduto abbastanza. Questo provvedimento è stato fatto tardi e, soprattutto, ha impegnato risorse troppo scarse per aggredire la povertà.
Il 4 marzo avete perso solo per questa ragione?
Assolutamente no. Abbiamo perso per tante ragioni, ma essenzialmente perché abbiamo assunto su molti temi il punto di vista della destra. Pensi alla questione immigrazione. Considero un errore strategico avere accettato la narrazione di Salvini che ha descritto l’immigrazione come una emergenza e non come una grande questione umanitaria, di accoglienza da una parte e di opportunità anche economica e sociale dall’altra. Oggi il risultato è un decreto che mette per strada decine di migliaia di immigrati aumentando l’insicurezza delle nostre città solo per consentire a Salvini di continuare a fare propaganda sulle paure degli italiani. Pensi alla scuola: abbiamo fatto una buona legge che però, paradossalmente ha avuto il merito di scontentare tutti: chi era di ruolo, chi non lo era e i precari che pure abbiamo assunto in massa (anche se sarebbe stato assai più utile fare un piano di assunzioni per tutti spalmato su 5 anni come pure alcuni di noi avevano proposto).
Un bel risultato se consideriamo che i governi del PD sono stati quelli che hanno investito di più negli ultimi vent’anni sulla scuola.
Allora avete sbagliato tutto?
Assolutamente no. Credo che quelli della passata legislatura siano stati i migliori governi della recente storia repubblicana. Lo dicono i dati macroeconomici. Purtroppo abbiamo governato troppo con la testa e poco col cuore. Abbiamo pensato che fosse sufficiente fare bene per ottenere consenso. Non abbiamo compreso gli effetti psicologici che la lunga crisi del 2008 ha proiettato in vasti settori della società. Soprattutto ci siamo illusi che la semplice ripartenza dell’economia fosse sufficiente a creare le condizioni di un benessere diffuso.
Perché non è avvenuto ciò?
Ciò non è avvenuto perché siamo ancora prigionieri di schemi novecenteschi. Se, ad esempio, non comprendiamo che il modello di produzione che ha garantito reddito, consumi e benessere nei decenni passati è ormai definitivamente tramontato, non ci sarà spazio per una sinistra moderna nei prossimi decenni.
Oggi il lavoro manuale tende a scomparire: al suo posto si sta affermando una miriade di nuovi lavori basati sulla innovazione tecnologica e digitale. Lavori che richiedono nuove competenze. Ma anche un nuovo modello di welfare. E anche un nuovo e più giusto sistema fiscale, altro, che flat tax. Si sta affermando, in un quadro di capitalismo che ormai produce sempre di meno e fa soldi sui soldi, la profezia di Marx sulla scomparsa del lavoro. Sta alla sinistra battersi per affermare una nuova prospettiva di giustizia sociale, per combattere le nuove e più pervasive forme di diseguaglianza sociale.
Sembra un programma congressuale
Sono le idee che sostengo da tempo e che porterò come contributo a sostegno della candidatura di Zingaretti a segretario del PD.
Secondo lei On. Enza Bruno Bossio, Zingaretti è l’uomo giusto?
È la candidatura che meglio risponde a questa impostazione. Sapendo che non esistono salvatori della patria e il tema del rilancio di una prospettiva per la sinistra italiana non appartiene solo ad un leader ma ad un collettivo.
Una critica a Renzi?
No. Matteo Renzi ha rappresentato il tentativo più coerente di innovazione della cultura politica del PD degli ultimi anni. Pur tra limiti e difetti Renzi ha saputo portare il PD in un contesto riformista che assolutamente non può essere archiviato o liquidato con semplicistiche letture personalistiche. L’attacco mediatico che ha subito, anche suscitando inchieste farlocche, è una delle pagine più nere della storia di questi anni. Sulla quale, secondo me, non abbiamo riflettuto a sufficienza. La nuova sinistra di cui l’Italia ha bisogno non potrà non essere garantista e puntare al ripristino dell’equilibrio tra potere politico, potere giudiziario e potere mediatico. Ne va del futuro della democrazia italiana.
Nonostante ciò si dice che Matteo Renzi voglia fare un altro partito
Mi pare che abbia più volte smentito. Personalmente non ho mai creduto alle scissioni. Storicamente sono state un momento di regressione e non di progresso per la sinistra. Altra cosa è pensare a formule che possano allargare il campo del centrosinistra e al rilancio di una politica di alleanze. Ma questa è una dimensione espansiva e non divisiva di quello che c’è
Alleanze anche con il Movimento 5 Stelle?
La questione posta in questi termini è fuorviante e figlia di una visione politicistica. Che non riflette neppure sulla vera natura dei cinque stelle, che sono una forza qualunquista di massa. E il qualunquismo è il brodo di coltura della destra più becera, del fascismo. Sono i 5 stelle a definirsi una forza né di destra né di sinistra. Solo Travaglio, che di sinistra non è mai stato, può vedere nei 5 stelle una forza di sinistra. Personalmente una forza che propone uno Stato basato sull’inquisizione permanente lo considero non di destra, ma da ancien regime. Ci propone di tornare ai tempi di Torquemada, altro che modernità. Ecco perché il tema non è allearsi con i 5 stelle ma ricreare le condizioni del naturale bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra. Che passa attraverso la sconfitta non solo politica ma innanzitutto culturale del qualunquismo e del populismo.