L’Espresso: “Schifani indagato per concorso esterno in associazione mafiosa”. La Procura smentisce

Pubblicato il 30 Settembre 2010 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente del Senato Renato Schifani sarebbe indagato dalla procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, secondo quanto scrive il settimanale L’Espresso nel numero che sarà in edicola venerdì 1 ottobre. La Procura però smentisce: “Schifani non è iscritto nel registro degli indagati di questa procura”, ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo.

Si tratterebbe – precisa il settimanale – di un ”atto dovuto” dopo alcune dichiarazioni ai magistrati di Gaspare Spatuzza e del pentito Francesco Campanella.

Il fascicolo che riguarda il presidente del Senato, sostiene sempre L’Espresso, sarebbe stato aperto pochi mesi fa e gli interrogatori in corso hanno come oggetto il suo passato di avvocato civilista, i suoi rapporti con gli uomini dei Graviano e il suo presunto ruolo di collegamento fra lo stragista di Brancaccio e Dell’Utri nel periodo che ha preceduto la nascita di Forza Italia.

Secondo le dichiarazioni di Spatuzza, Schifani avrebbe incontrato in diverse occasioni, all’inizio degli anni ’90, il boss Filippo Graviano nel capannone dell’imprenditore Pippo Cosenza, che il presidente del Senato assisteva all’epoca nella sua qualita’ di avvocato civilista. Di questi presunti rapporti Spatuzza aveva già parlato con i pm di Firenze; dichiarazioni depositate dalla procura generale nel processo d’appello in cui Marcello Dell’Utri e’ stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

”Il verbale con le dichiarazioni del guardaspalle dei Graviano trasmesso dai magistrati di Firenze e un esposto presentato da Campanella proprio nei confronti del presidente del Senato – scrive L’Espresso – hanno convinto i pm palermitani della necessità di esercitare l’obbligatorietà dell’azione penale. Già in passato, ricorda il settimanale, Schifani era stato indagato nell’ambito di inchieste su appalti pilotati dalla mafia a Palermo, e la sua posizione era poi stata archiviata. E anche in quel caso le principali accuse arrivavano da collaboratori di giustizia.