L’estate dei referendum: inutile, ipocrita e brancaleonesca. Legittimo impedimento: si vota a giugno, scade a ottobre…

Consegna delle firme per il referendum sull'acqua pubblica

Questo è un articolo politicamente scorretto: dice che “L’estate dei referendum” sarà inutile, ipocrita e brancaleonesca. Inutile, perché il referendum per l’abolizione del legittimo impedimento manda a votare a giugno su una legge, pessima, che scade ad ottobre. Ipocrita, perché il referendum sulle centrali nucleari da mettere o non mettere in Italia elude e nasconde che l’Italia le centrali nucleari le ha al confine, pochi chilometri ad est e pochi chilometri a nord ovest: voteremo sulla presunta sicurezza o il presunto pericolo nulla potendo decidere e cambiare su presunta sicurezza e pericolo. Brancaleonesca, perché i due referendum sull’acqua privata o pubblica assemblano e chiamano a raccolta un’armata di umori e suggestioni in crociata verso un “turco” che non c’è. Crederemo di votare sull’acqua privata o pubblica mentre invece voteremo su una legge europea, e poi di Prodi e poi di Berlusconi che “mette a gara” la gestione e solo la gestione, non la proprietà dei servizi pubblici: acqua, trasporti, rifiuti. Legge peraltro largamente inapplicata in Italia dove i servizi pubblici restano saldamente in mano alle aziende municipalizzate e politicizzate. E voteremo sul principio se fornire l’acqua, cioè portarla nelle case, sia attività che merita o no guadagno. Un po’ come votare sul fatto che il denaro sia o no eticamente “buono”.

Per la giustizia, l’energia e l’approviggionamento idrico questi referendum non servono. Servono però ad altro ed evidenti sono le loro altre “utilità”. Votare pro o contro il legittimo impedimento, abolire o confermare una legge che scade di suo tre mesi dopo il voto, serve a contarsi ancora una volta pro o contro Berlusconi. Non a portare Berlusconi davanti ai suoi giudici o a dargli salvacondotto eterno e totale. No, questo non dipende dal referendum. Servirà a contarsi, conta ripetuta più volta e dalla quale il più delle volte Berlusconi è uscito vincitore. Servirà invece il referendum e la relativa campagna a dare identità, ragion d’essere, campo di parola e profilo elettorale a Di Pietro e a tutti i convinti che Berlusconi si processa e quindi si abbatte. E a dare a Berlusconi la piattaforma di lancio della vittima eterna.

Il referendum sul nucleare servirà a dire la penultima mezza parola in un paese in cui ogni Governatore di Regione di centro destra approva la scelta del nucleare purché non sia a casa sua. Un paese ipocrita dove la maggioranza di centro destra Regione per Regione inventa e spaccia la balla della “autosufficienza energetica” del suo territorio. In un Paese che ha trasformato l’alternativa energia eolica in un affare di cricche e mafia fino a dover sospendere i contributi pubblici. In un Paese che, se dirà di volere il nucleare , si adopererà con successo per non averlo mai. E, se dirà di non volerlo, poi non ammetterà di voler il carbone, il gas o qualunque centrale di qualunque cosa.

I referendum sull’acqua serviranno in ogni caso a rafforzare il sotto governo di territorio dell’acqua. Se sarà abolita la possibilità di “mettere a gara”, allora sindaci, consorzi, assessori e giunte continueranno a spartirsi e assegnarsi aziende municipalizzate. In perdita economica ma floride di posti e incarichi da distribuire. Il deficit lo pagheranno sotto forma di tasse i contribuenti, in nome ovviamente dell’acqua “gratuita”. Se la “messa a gara” non verrà abolita, tutto continuerà come adesso, con l’acqua “di partito e di territorio”.

Tre, anzi quattro referendum. Se la Corte non avrà cancellato di suo il legittimo impedimento. Se le Camere non verranno sciolte prima e se quindi elezioni anticipate non sposteranno tutto di un anno. Se tre referendum, anzi quattro faranno un quorum. L’idea dei promotori è che, se uno va al seggio per votare contro Berlusconi, già che si trova prende la scheda e vota anche sull’acqua e sul nucleare e viceversa. L’idea è che se un referendum da solo non ce la fa a portare al seggio il cinquanta per cento più uno degli elettori (succede così da quasi due decenni), tre referendum anzi quattro ce la possono fare. E che, se alle urne ci va il cinquanta per cento più uno, di questi quelli favorevoli all’abolizione delle leggi saranno la maggioranza in quanto più “motivati”. Un’idea che può perfino funzionare e far così scattare “l’estate dei referendum”, una grande, sonora, combattuta stagione dell’inutile, ipocrita e brancaleonesco. Questo è un articolo politicamente scorretto, sia detto con mestizia profonda e senza compiaciuto esibizionismo.

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