F35, M5s contro Giorgio Napolitano: “Schiaffo al Parlamento, faccia chiarezza”

F35, M5s contro Napolitano: "Schiaffo al Parlamento, faccia chiarezza"
La riunione del Consiglio supremo di Difesa al Quirinale

ROMA – Dopo il monito del Consiglio supremo di Difesa che contesta al Parlamento l’ultima parola sull’acquisto dei caccia americani F35, il Movimento 5 Stelle parte all’attacco del Quirinale. “È sconvolgente che Giorgio Napolitano avalli questo ennesimo schiaffo. Ci aspettiamo che, come presidente del Consiglio di Difesa, faccia chiarezza”, ha tuonato il capogruppo M5s alla Camera Riccardo Nuti. 

L’intervento del Consiglio supremo di Difesa, ha aggiunto Nuti, “è l’ennesima prova che il Parlamento viene concepito come ratificatore di provvedimenti del governo”. “Fa venire i brividi pensare che mille persone elette dal popolo non possano pronunciarsi sull’acquisto di strumenti per le Forze Armate senza il consenso popolare, portando verso una forma di presidenzialismo di fatto”.

Per il vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio, anche lui M5S, invece il Parlamento può e senz’altro deve porre veti. Di Maio esprime forte preoccupazione per l’atteggiamento del Consiglio Supremo di Difesa e sottolinea che la Camera, lo scorso 26 giugno, con una mozione dichiarata ammissibile dalla Presidenza, ha impegnato il governo “a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi dell’art. 4 della legge 31 dicembre 2012, n.244′‘. Il vice Presidente della Camera assicura pertanto di porsi sempre a difesa delle prerogative del Parlamento.

Di Maio fa riferimento ad una mozione di maggioranza, approvata lo scorso 26 giugno, che impegna il governo a non procedere a “nuove acquisizioni” nell’ambito del programma di acquisto dei caccia americani senza che il Parlamento si sia espresso dopo un’indagine conoscitiva di sei mesi. 

La mozione, in effetti, richiama una legge del dicembre 2012 che dà al Parlamento l’ultima parola sull’acquisto delle armi, ricordando di fatto al governo che non può decidere senza un voto di merito delle Camere.

Ed è proprio su questo punto che il Consiglio Supremo di Difesa non vuole ammettere veti. Nella nota diffusa oggi si legge che:

nel rapporto fiduciario tra Parlamento e Forze armate, che non può che essere fondato sul riconoscimento dei rispettivi distinti ruoli, la facoltà del Parlamento di eventuale sindacato delle Commissioni Difesa sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’Esecutivo. 

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