Fabrizio Barca: “All’Italia manca una guida risoluta da parte dello Stato”

Fabrizio Barca: "All'Italia manca una guida risoluta da parte dello Stato"
Fabrizio Barca (Foto Lapresse)

ROMA – “All’Italia manca l’innovazione e una guida risoluta da parte dello Stato”: è la tesi di Fabrizio Barca, ex ministro del governo Monti e oggi una delle voci critiche nei confronti del Pd targato Matteo Renzi. 

Intervistato da Paolo Festuccia della Stampa, Barca ammette che oggi si sta meglio che nel 2011, ma rivendica parte del merito.

«L’Italia sta certamente meglio, e in misura molto rilevante lo deve al lavoro fatto dal governo Monti. Quell’azione compiuta in quella fase ha rimesso l’Italia su binari dell’autonomia nazionale. Binari sui quali marciava da quindici anni e che erano binari di crisi. Il guaio è che anche oggi l’Italia marcia su quegli stessi binari; anche se non è in una situazione di potenziale rottura come era nel novembre del 2011».

Per migliorare lo stato dell‘Europa, con un Pil in calo quasi ovunque, Barca auspica un’unione fiscale.

«L’Europa, crisi internazionali a parte, è sospesa in un assetto istituzionale instabile, insostenibile che si chiama unione monetaria senza unione fiscale. E quindi di fronte alla crisi non ha potuto assumere decisioni di bilancio significative, unitarie, generali come hanno fatto gli Stati uniti».

Per quanto riguarda l’Italia

«Quello che manca sostanzialmente all’Italia da vent’anni a questa parte è l’innovazione attraverso una piena e risoluta concorrenza e una guida da parte dello Stato, nel senso di amministrazione centrale. Per prendere di petto questa situazione è indispensabile riliberare gli spiriti di creatività molto forti nel Paese, facendo saltare le posizioni di rendita che già si erano accumulate negli anni ottanta».

«Mi riferisco alle concessioni improprie, alle privatizzazioni malfatte, alla necessità di un rafforzamento di guida dell’amministrazione centrale nei grandi lavori pubblici, nell’ingegnerizzazione del turismo, nel governo dell’ambiente e nell’utilizzo intelligente del patrimonio culturale».

Sui fondi europei e la polemica divampata, Barca dice:

“Il problema sta nella mancanza assoluta di controllo del processo di attuazione. Non vigila lo Stato, che non fa monitoraggio, non vigilano gli enti, non ne sanno nulla i cittadini. Ora, però, il fatto stesso che i fondi strutturali siano oggetto di dure critiche è paradossalmente il segno del successo della strada di open coesione, tant’è che di tutti gli altri investimenti pubblici nulla di simile sappiamo. La risposta, dunque, è fare più di quello fatto. (…) Ci vuole uno choc. Il mondo, infatti, non è mai uscito da un equilibrio perverso senza una rottura, un conflitto, una lotta. Per questo che ci piaccia o no in democrazia servono i partiti».

 

 

 

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