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Saccomanni dopo Letta, niente elezioni a novembre. Napolitano per la stabilità

di Alessandro Avico |30 Settembre 2013 11:17

Fabrizio Saccomanni

ROMA – Fabrizio Saccomanni potrebbe essere il successore di Enrico Letta alla carica di primo ministro, nel caso Letta non ce la facesse a ottenere la fiducia del Parlamento. L’ipotesi Saccomanni fa ritenere che non ci siano speranze, per chi le coltivava, Berlusconi e parte del Pd, di elezioni anticipate a novembre.

La teoria è sostenuta sul Giornale da Massimiliano Scafi, che descrive così la tabella di marcia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:

“Primo, il premier andrà in Parlamento, chiederà la fiducia e, chissà, potrebbe pure strapparla.

“Secondo: comunque vada, scordatevi le elezioni a novembre. «Il presidente della Repubblica concede lo scioglimento delle Camere quando non c’è la possibilità di dar vita a una maggioranza e a un governo per il bene del Paese».
“Terzo, niente governicchi, il percorso «deve essere lineare».
Sempre secondo Scafi, se Letta cadesse, si andrebbe
“verso un esecutivo di «piccole intese» guidato da Fabrizio Saccomanni,  con l’obiettivo di varare la legge di stabilità e magari anche la riforma del Porcellum”.
Saccomanni sarebbe ritenuto da Giorgio Napolitano, e dal suo staff, preferibile a Pietro Grasso, ex pm e presidente del Senato per geniale intuizione di Pierluigi Bersani, con la motivazione ufficiale che è più conosciuto in Europa, Si deve aggiungere che , agli esordi nella nuova caria e prima di imparare, e lui l’ha imparata, la lezione di tacere, Grasso aveva fatto una mossa non degna di un potenziale presidete della Repubblica in quanto terza carica dello Stato: era andato in Tv a polemizzare con il giornalista Marco Travaglio, che lo aveva snobbato non presentandosi.
Napolitano, sostiene Scafi,
“non vuole battezzare un governino qualsiasi, un esecutivo esposto a tutti i refoli dello Zodiaco. Userà lo stesso metro, sostiene, di quello della primavera scorsa, quando Bersani inseguiva a vuoto i grillini e dopo il suo flop sono nate le larghe intese: «I numeri rendevano impossibile la formazione di altri governi».
C’è il precedente dell’ultimo Governo Prodi:
“Dopo due anni sul filo, nel gennaio del 2008 Romano Prodi in difficoltà cercò un’avventurosa fiducia. Sconfitto, restò in carica per gli affari correnti mentre Napolitano affidò l’incarico a Franco Marini. L’esplorazione fallì e un mese dopo Re Giorgio sciolse le Camere. Da qui si capiscono due cose. La prima è che Napolitano non vuole ripetere l’esperienza Prodi, l’altra è che la finestra elettorale di novembre è chiusa”.
E poi c’è la legge di Stabilità da approvare entro l’anno. L’Italia, teme il Colle, ha già il fiato sul collo delle agenzie di rating e dei mercati, non reggerebbe una crisi al buio. Napolitano ripete il suo mantra, «continuità e stabilità politica» e cerca in ogni modo di svelenire il clima.
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