Fallito il trappolone a Renzi: Italicum in Aula il 30/01. Premio, ipotesi 37%

Fallito il trappolone a Renzi: legge elettorale in Aula il 30 gennaio
Fallito il trappolone a Renzi: legge elettorale in Aula il 30 gennaio

ROMA – Un mini slittamento, dal 29 al 30 gennaio. L’arrivo della legge elettorale alla Camera slitta, ma di poco, anzi pochissimo. Vuol dire che la spunta Matteo Renzi che in tutti i modi aveva detto e fatto capire che oltre gennaio non si poteva andare. E, al meno per quanto riguarda l’inizio della discussione, l’ha spuntata lui. Intanto sul piano della trattativa si lavora ad un compromesso sulla soglia di sbarramento: non il 35% iniziale, non il 38% su cui spinge parte del Pd, ma un 37% su cui Berlusconi sarebbe disponibile almeno a trattare. 

Renzi l’ha spuntata contro parte del suo stesso partito che avrebbe gradito tempi più lunghi ma soprattutto contro tutti i partitini che nel pomeriggio del 28 avevano tentato un ultimo assalto per “tirarla per le lunghe”. Firma di Pino Pisicchio e adesione delle varie Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia. Partiti diversi accomunati solo dal loro essere piccoli e comunque fuori dalla soglia di sbarramento del 5% che chiedevano di iniziarne a parlare da febbraio.

Il trappolone, insomma, è fallito. Trappolone basato su una tattica tanto semplice quanto, almeno in Parlamento, efficace: rimandare. Ora di un giorno, ora di due, ora di altre 24 ore. Poi sì, prima che si arrivi a votare passerà comunque tempo e se ne parlerà a febbraio, ma un primo paletto è stato fissato.

Quello che resta, però, sono tutti i nodi politici della situazione. Perché una data di inizio lavori non vuol dire accordo, anzi. Lo sanno i diretti interessati Renzi e Berlusconi che nel pomeriggio di martedì si sono sentiti diverse volte al telefono. Non c’è stato incontro (ci sarà forse nei prossimi giorni) c’è stato confronto. E i temi che ballano sono sempre i 3 oggetti che più fanno discutere dell’Italicum: il premio di maggioranza, le soglie di sbarramento e le preferenze.

Sul premio si continua a discutere di un innalzamento dal 35 al 38%, una soglia che con gli attuali sondaggi di fatto imporrebbe quasi certamente un ballottaggio. Ieri l’accordo sembrava fatto poi Berlusconi ha fatto saltare tutto. Spazio di manovra c’è e non a caso gli ultimi rumors parlano di un’ipotesi 37%.  Sicuramente più di quanto ce ne sia sulle preferenze, richieste fortemente da Angelino Alfano e da parte del Pd. Berlusconi ha fatto capire che su questo non si tratta: le preferenze sono escluse. 

Accordo vicino, poi,  sulla questione della ridefinizione dei collegi: Renzi e Berlusconi avrebbero concordato di affidare la delega al governo, ma secondo una tempistica inferiore ai tre mesi precedentemente preventivati.

Infine, tira aria di sblocco, con via libera di Forza Italia, sulla questione delle candidature plurime, ma con la fissazione di un tetto massimo (si ipotizza non più di tre o quattro), modifica chiesta da Alfano. L’intesa reintrodurrebbe la cosiddetta norma “salva Lega” e la previsione di primarie regolate per legge ma non obbligatorie.

Più fluido il discorso delle soglie di accesso. Renzi è disponibile a trattare, abbassando dal 5 al 4 l’accesso per i partiti all’interno di una coalizione. Berlusconi meno. Ma balla la questione Lega Nord e dell’emendamento che potrebbe salvarla. Anche qui, forse, un minimo spazio di manovra c’è. Purché dal 30 gennaio se ne inizi a parlare davvero.

 

 

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