“Propaganda intontita, dossier e canzoncine ebeti”: il berlusconismo secondo Farefuturo. Poi l’autocritica: “Dovevamo capirlo prima”

Pubblicato il 19 Agosto 2010 - 14:12 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Dossieraggio, ricatti, menzogna e distruzione sistematica dell’avversario. Per definire il “berlusconismo” Farefuturo usa quattro durissime parole e spiega:  ”Nessuno ci potra’ piu’ convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare l’avversario e distruggerlo”.

Secondo il periodico online dell’organizzazione il berlusconismo anche si nutre ”di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsi’ e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario”. ”Eravamo convinti – scrive il direttore del periodico, Filippo Rossi – che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra, e che tutto potesse scorrere nei canali della democrazia interna a un partito”.

Certezze in base alle quali, spiega la fondazione vicina a Gianfranco Fini, ”abbiamo difeso per anni Berlusconi, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista”. Per questo motivo, ”il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima – prosegue l’editoriale – per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c’e’ una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, pero’, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore”.

Per Farefuturo, dunque, la questione, non e’ piu’ soltanto politica: ”E’ una questione di civilta’. Di democrazia. E di libertà”, si legge sul suo periodico online. ”Questioni forse piu’ grandi di noi – continua l’articolo – che impongono una scelta difficile. Intendiamoci, tutto questo poi non impedisce la ‘politica’, non impedisce di trovare accordi per governare il paese. Si parla d’altro. Si parla di qualcosa di piu’. Perche’ quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprieta’ privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’e’ una distanza culturale prima di tutto!”.

“La scelta a questo punto – conclude Rossi – e’ se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale”.