ROMA – “Non è un segreto” che Matteo Renzi nel 2013 abbia guidato i 101 che bocciarono Romano Prodi al Colle. A dirlo è Stefano Fassina, tra le voci più animate della minoranza Pd. “E’ una sciocchezza”, replica Lorenzo Guerini.
Siamo alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente, il giorno dopo un voto significativo al Senato: la legge elettorale di Renzi e Berlusconi ha fatto un passo avanti grazie ai voti di Renzi e Berlusconi, appunto, ovvero di una parte del Pd e di una parte di Forza Italia.
La minoranza democratica insomma si è chiamata fuori. Pierluigi Bersani dice che dal Pd non vuole uscire, è il suo partito, ne è stato segretario, è la sua storia. Ma altri probabilmente aspettano le elezioni greche del 25 che secondo i pronostici saranno l’acclamazione di Tsipras, la sinistra anti euro e anti Ue. Per fare magari una costola italiana.
In attesa tra minoranza e maggioranza Pd è un quotidiano rimpallo di accuse. Continua Fassina: “A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie. Nessuno deve temere da noi i franchi tiratori”. In realtà ad aprile 2013 Renzi non era segretario del Pd, non era premier, era solo il probabile futuro del Pd. E influenzava un’area parlamentare di circa 50 onorevoli. Ovvero la metà dei famosi 101. A rispondere a Fassina ci pensa Lorenzo Guerini, vice segretario e uomo molto vicino a Renzi: “Una sciocchezza incredibile”.
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