Per tutta la giornata si sono fatti la guerra a distanza con un duro botta e risposta. Poi, in serata, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha offerto il calumè della pace all’altro Roberto, Saviano, dicendo “Deponiamo le armi”. Dopo le minacce di querela per le affermazioni dello scrittore a ‘Vieni via con me’ e per il suo accostamento tra il ministro dell’Interno e il boss Sandokan, il titolare del Viminale prova a placare gli animi. “Spero che con l’arresto di oggi (l’arresto del boss Antonio Iovine, ndr), il boss latitante delle terre di Saviano – dichiara Maroni – si possa chiudere questa brutta pagina. E continuare tutti insieme la lotta alla criminalità”.
“Conosco Roberto Saviano, e lo stimo – aggiunge Maroni – per questo sono rimasto sorpreso da lui: Saviano dovrebbe essere al mio fianco, non dovremmo litigare, per questo mi sono arrabbiato. Ma l’arrabbiatura ora è passata e vorrei dirgli di deporre le armi che lui ha imbracciato contro di me”.
Il ministro non rinuncia però a ribadire la sua intenzione di querelare Saviano: “Non posso credere – dice – che Roberto Saviano abbia detto che io sono uguale al boss mafioso Sandokan. Gli ho chiesto quindi di smentire quanto apparso oggi nella sua intervista a Repubblica e se non lo fa io non posso accettare di essere definito così. Se lui ritira quelle parole, non faccio niente, ma se insiste a dire che Maroni è uguale a Sandokan dovro’ procedere”.
La polemica tra i due era iniziata con le affermazioni dello scrittore durante l’ultima puntata di ‘Vieni via con me’: “La ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega” aveva detto Saviano. Maroni aveva subito replicato: “Ho scritto al presidente della Rai, che è il mio interlocutore, e da lui mi aspetto delle risposte. Aspetto le decisioni del Cda e vedremo cosa propone. La mia richiesta è chiara, io chiedo che sia concesso al ministro dell’Interno uno spazio all’interno della trasmissione per dire la sua e parlare di mafia”. (A tal proposito, però, non c’è stata unanimità nel Cda Rai e dunque niente voto per deliberare sulla possibile replica del ministro in trasmissione).
A far alzare il livello dello scontro era poi arrivata la presa di posizione di Saviano. “La risposta del ministro Maroni mi ha ricordato un altro episodio – aveva detto lo scrittore a Repubblica – quello in cui dopo aver scritto una lettera al boss della camorra ‘Sandokan’ Schiavone l’avvocato di questi rispose: ‘Voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire queste cose guardando Sandokan negli occhi’. Per la prima volta da allora ho riascoltato questa espressione. E sulla bocca del ministro dell’Interno certe parole sono davvero inquietanti”. “È troppo grave che Saviano mi paragoni a un boss della camorra” aveva immediatamente replica Maroni, conversando con i giornalisti alla Camera: “Chiedo a Saviano di smentire, altrimenti mi riservo ogni azione utile per tutelarmi di fronte a una frase così infamante». E poi aveva ironizzato: Se dovessero invitarmi andrò vestito da Sandokan”.
Maroni aveva anche polemizzato con il capostruttura di Raitre, Loris Mazzetti, che ha replicato alle richieste del ministro dell’Interno. “Ebbi già a che fare con lui nel gennaio del 2002 – ricorda Maroni – in piena bufera sull’articolo 18. Enzo Biagi invitò Sergio Cofferati in trasmissione che fece un comizio contro la riforma dell’articolo 18 e contro di me. Chiesi anche allora una replica in quanto ministro del Welfare e Mazzetti mi rispose, ben tre giorni dopo, che il tema non era più di attualità. Pochi mesi dopo, a marzo – conclude – ammazzarono Marco Biagi…”. E intanto circolano voci di provvedimenti disciplinari nei confronti proprio di Mazzetti.
Il Tg5, nell’ambito dei servizi sulla notizia, ha invece presentato l’elenco dei 28 boss della criminalità organizzata arrestati dal Viminale. L'”elenco di Maroni” è stato proposto con i nomi dei boss, la loro organizzazione criminale di appartenenza e le foto.
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