Federica Saraceni percepiva già 461 euro di Reddito di inclusione. Lo dice la ministra Catalfo

In foto la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (Ansa)

ROMA – L’ex brigatista Federica Saraceni percepiva già 461 euro al mese di reddito di inclusione prima ancora che in Italia venisse introdotto il Reddito di cittadinanza. Lo ha detto il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo rispondendo al question time alla Camera, all’interrogazione del deputato di Forza Italia Paolo Zangrillo. La ministra che del Reddito di cittadinanza è stata anche madrina ha inoltre evidenziato come tale misura sia “più restrittiva nell’accesso per coloro che hanno subito condanne per delitti di particolare gravità”.

Saraceni, condannata in via definitiva per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona ucciso dalle Nuove Br il 20 maggio 1999, è finita al centro di una bufera politica per aver ottenuto il reddito di cittadinanza nonostante si trovi ancora agli arresti domiciliari.

La ministra Catalfo, esprimendo solidarietà alle vittime del terrorismo, e in particolare alla famiglia D’Antona, ha aggiunto che sarà immediatamente avviato un tavolo di lavoro con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l’Inps per individuare le opportune “risposte normative” sulla vicenda.

Federica Saraceni, ha spiegato la ministra, “è sottoposta a una misura di detenzione domiciliare speciale, la cui compatibilità con le attività lavorative previste dal reddito di cittadinanza è oggetto di approfondimento”. “Per questo, conclusa questa seduta, tornerò al ministero del Lavoro per coordinare di concerto con il ministero della Giustizia e l’Inps l’apposito tavolo tecnico per garantire una pronta risposta anche normativa per questa vicenda e per tutti quei casi analoghi che potrebbero verificarsi sia pure nel doveroso rispetto della cornice istituzionale”.

Infatti, ha detto Catalfo, “se focalizziamo l’attenzione sulle misure che hanno preceduto il Reddito di cittadinanza, non si rinviene traccia di limitazioni nell’accesso per le fattispecie in esame. In particolare, già con la cosiddetta social card creata dal quarto governo Berlusconi, restavano esclusi dalla misura solo coloro che fruivano “di vitto assicurato dallo Stato o da altre pubbliche amministrazioni, per ricovero in istituti di cura di lunga degenza o detenzione in istituti di pena”.

Successivamente, il Rei non ha disposto questo tipo di esclusioni. Alla luce di ciò, la ministra ha ricordato che il comma 3 dall’articolo 7 della legge istitutiva del Reddito di cittadinanza “individua, tra le fattispecie penali che escludono il diritto alla percezione del beneficio, la condanna in via definitiva per i reati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, di attentato per finalità terroristiche o di eversione, di sequestro di persona a scopo di terrorismo o eversione, di associazione di tipo mafioso, di scambio elettorale politico-mafioso e altri, nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416-bis del codice penale. Compito del legislatore è quello di garantire una normativa che rappresenti il giusto punto di equilibrio per tutti i cittadini, dotata di quella generalità ed astrattezza capace di prescindere dalle peculiarità dei casi specifici”.

Fonte: Ansa, Adnkronos

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