ROMA – Parità di diritti e parità di opportunità, innanzitutto sul lavoro. Il tema, oggi 8 marzo, si ripropone d’attualità. Dall’osservazione dei dati emerge, fra l’altro, che crescono le donne imprenditrici, in tutti i settori, artigianato, industria, agricoltura. Così per la prima volta in Italia nel Lazio nasce l’attestazione ‘Comuni Alla Pari’, che vuole essere – come ha spiegato oggi il governatore del Lazio Nicola Zingaretti – una certificazione di qualità rilasciata dalla Regione ai Comuni e agli altri enti locali che promuovono e garantiscono la presenza delle donne e che rispettano la rappresentanza di genere. Un sistema premiante, fino al 10% del punteggio totale, che fa la differenza ai fini della graduatoria di un bando.
E dal centro studi Red Sintesi di Mestre arriva l’analisi della situazione occupazionale femminile sul territorio, sui dati Istat-Censimento. Quali sono i comuni in cui le donne “lavorano”? Quali quelli che danno le maggiori prospettive per il futuro? A Lana e Appiano sulla Strada del Vino, entrambi della provincia di Bolzano, lavora oltre il 55% della popolazione femminile. E dai dati emerge la ‘solita’ Italia divisa in due. A Favara (Agrigento) l’80% delle ragazze disponibili a lavorare non riesce a trovare impiego situazione, simile a Qualiano (75,9) e a Casal di Principe (77,7). Al censimento 2011 il tasso di occupazione femminile per la popolazione con almeno 15 anni era pari al 36,1%, ma in molti comuni supera il 50%. Le performance migliori si riscontrano nei comuni della provincia di Bolzano che sembrano riuscire ad offrire alle donne le migliori condizioni di crescita professionale.
Segue con il 53% Granarolo dell’Emilia comune bolognese. Anche considerando i soli comuni capoluogo di provincia, Bolzano è al primo posto con il 46,8% di donne occupate, seguito da Parma e Trento. In coda della classifica troviamo i comuni del Sud: a Crispano, Palma di Montechiaro, Niscemi e Francofonte solo il 13% della popolazione femminile lavora. Anche la classifica ristretta ai soli capoluoghi vede ai primi posti i comuni del Sud: Andria, Barletta, Napoli e Trani superano di poco il 20% del tasso di occupazione femminile. Se invece si va ad analizzare il divario tra i tassi di occupazione per genere, si trova Nuoro, con il 10,4% ma per un motivo negativo: l’assenza di lavoro accomuna i due sessi.
Minor divario si registra a Belluno, Siena, Cagliari e Pavia tra i capoluoghi di provincia mentre tra i comuni ci sono i bolognesi Granarolo dell’Emilia, Cesano Boscone e Castenaso dove la differenza tra tasso di occupazione maschile e femminile è sotto le 10 unità. Ed il futuro? Per parlare di futuro “al femminile” ci focalizziamo sui giovani ed anche in questo caso troviamo tra le prime posizioni i comuni di Bolzano. Qui oltre ad essere più forte una cultura al lavoro femminile, probabilmente la crisi economica si è avvertita meno ed aumentano le possibilità tra i giovani. A Lana solo il 6,2% delle giovani disponibili a lavorare non riescono a trovare lavoro, il dato rimane al 7,2% ad Appiano sulla strada del Vino ed arriva al 10% a Brunico. La situazione cambia nella coda della classifica in cui troviamo tanti comuni del Sud d’Italia. Bisogna puntare sull’occupazione femminile per uscire dalla crisi – sottolineano le ricercatrici di RED-Sintesi – questo non implica solo un cambiamento della società a favore della donna che scardini pregiudizi, ma soprattutto un aumento delle opportunità lavorative che valorizzino maggiormente competenze e peculiarità caratteristiche di molti ambiti delle attività sia imprenditoriali che dipendenti. .